Nuovi reperti romani sotto la tramvia. "Ritardi? Non è colpa degli archeologi"

Dieci tombe, trenta vasi di corredo e una tintoria. Si scava con le mani

Il presidente di Tram spa, Fabrizio Bartaloni, durante un sopralluogo  nel cantiere a Palazzo Mazzoni

Il presidente di Tram spa, Fabrizio Bartaloni, durante un sopralluogo nel cantiere a Palazzo Mazzoni

Firenze, 9 gennaio 2018 -  E’ STATO emozionante rinvenire una lucerna con lo stoppino bruciato nella necropoli di età romana affiorata con gli scavi per la tramvia, ad appena a 50 centimetri dal piano stradale. «E’ il segno, il simbolo che nel primo secolo dopo Cristo qualcuno si è preso cura di una tomba, accendendo una lanterna per ricordare il defunto: capisco che magari interessi più procedere speditamente con i cantieri della tramvia ma per noi si tratta di scoperte importanti», spiega Monica Salvini, archeologa, funzionaria dell’Area tutela della Soprintendenza all’archeologia, belle arti e paesaggio che racconta con entusiasmo del recupero dei preziosi reperti.

IN VIALE Belfiore le ruspe del cantiere si sono fermate, si scava a mano nella necropoli romana databile al primo secolo dopo Cristo emersa dal sottosuolo, già in parte documentata a partire dal 1865, da cui sono già state estratte e portate via con trenta vasi di corredo, con monete antiche e monili preziosi.

Ciò che è motivo di preoccupazione per la politica, per le ditte che lavorano e soprattutto per Fabrizio Bartaloni, il presidente di Tram spa, la concessionaria del sistema tramviario fiorentino, che teme – proprio a causa del rinvenimento dei reperti – uno slittamento dei tempi di consegna dei lavori ultimati, per la Soprintendenza è manna dal cielo. «Noi non siamo lì per scavare, ma corriamo dietro ai lavori della tramvia – dice Monica Salvini – Lavoriamo per tutelare ciò che emerge: prendiamo e portiamo via, ma senza rallentare i cantieri neppure di un minuto. Quindi che nessuno ci attribuisca colpe per eventuali ritardi nella consegna delle opere: abbiamo fatto e continuiamo a fare i lavori a tempo di record».

L’assessore ai lavori pubblici e grandi opere di Palazzo Vecchio Stefano Giorgetti puntualizza che scavare a mano, per quanto attenzione dovuta, richiede altri tempi un’attenzione diversa rispetto a scavare con la ruspa. «Siamo a Firenze, era impossibile non trovare nulla, soprattutto nelle zone in cui ci sono le necropoli documentate – dice ancora l’archeologa – E anzi, mi stupisco che non siano stati previsti tempi anche per l’intervento degli archeologi».

In piazza Adua è emersa una fullonica, una tintoria di epoca romana, in via Valfonda la necropoli romana – nota dal 1930 – con le tombe e i vasi di corredo, poi i resti del cenvento di santa Maria Novella. In viale Belfiore la necropoli è estesa fino a via Cittadella: «Per la prima volta vengono fuori cose veramente importanti della città romana, fuori dalla cinta muraria, che sono fondamentali per la storia di Firenze: di lì passava la via Cassia che poi andava verso Sesto Fiorentino, Prato e Pistoia», spiega l’archeologa e siamo nei pressi della stazione Maria Antonia, la linea ferroviaria che poi arriva alla Stazione Leopolda per correre poi verso Livorno».

Ciò che è affiorato non è incredibile ma prevedibile e, in questo e molti altri casi, addirittura documentato che sotto ai nostri piedi ci siano i resti della Firenze di epoche precedenti. Poco previdenti e non programmare che potessero emergere pezzi di una Firenze più antica di quella in superficie.

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