Lo ‘schiaffo’ di Renzi a Nardella. "No alla moschea nell’ex Gonzaga" / VIDEO

L’ex premier: "Serve un’altra soluzione, quello non è un posto adatto"

Renzi e Nardella (foto NewPressPhoto)

Renzi e Nardella (foto NewPressPhoto)

Firenze, 25 aprile 2017 - Più che un consiglio sembra un ordine: niente moschea all’ex Gonzaga. Matteo Renzi non ha scelto toni soft per contraddire seccamente il sindaco Dario Nardella. «Sono convinto che in una grande città debba esserci una moschea – ha detto ieri Renzi in una intervista al nostro giornale – ma credo che per motivi giuridici e storici il posto migliore non sia quello individuato. Il Governo ha consegnato la caserma dei Lupi di Toscana a Firenze ma non per farci la moschea». Lapidario. Come spesso gli è capitato con il suo successore nella Sala di Clemente VII. «Ho parlato con il sindaco Nardella – ha poi spiegato – e mi pare orientato a indicare un sito diverso. Dario e un sindaco molto bravo, ricco di intelligenza e fantasia: sono certo che troverà un’altra soluzione più convincente». Un ceffone politico. Perchè sul luogo da scegliere definitivamente per la realizzazione della moschea Nardella si è sbilanciato.

«E’ la soluzione di un’emergenza» ha tuonato in mezzo alla polemica che è immediatamente divampata. Intanto l’ex Gonzaga avrebbe dovuto ospitare soltanto una tensostruttura temporanea per accogliere il ramadan e la preghiera del venerdì che, da anni ormai, sta rendendo impossibile la vita in piazza de’ Ciompi. Alla fine però quella tensostruttura in un’area lontana dal centro ma facilmente raggiungibile con la tramvia, poteva essere – per l’attuale inquilino di Palazzo Vecchio – una specie di prova generale per la futura moschea.

I toni, però, si son subito fatti roventi, il pur renziano sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, si è immediatamente schierato contro e Nardella anche da supersindaco della città metropolitana ha dovuto alzare la voce: «Mettere d’accordo tutti è impossibile: se crediamo di trovare l’unanimità su questo tema prendiamo in giro i fiorentini e la comunità musulmana. E io, sindaco di Firenze e sindaco metropolitano, non sto al gioco di rimanere stritolato tra tutti quelli che la vogliono cotta, cruda, semicruda o semicotta». Parole decise: «Non ho chiesto a sindaci di altri comuni di mettere nei loro territori la moschea anche se lo avrei potuto fare. Me ne faccio carico io, nel mio comune». Ora la doccia fredda. Anzi gelata che l’ex sindaco, l’ex premier, il candidato alla segreteria del Pd Renzi manda a dire al suo vassallo. «L’ex Gonzaga non è il posto migliore...». 

Per i motivi «giuridici e storici» citati o per placare qualsiasi possibile contrasto fra renziani alla vigilia dell’appuntamento con le primarie? E menomale che, da premier, aveva assicurato: «L’esperienza di Nardella è tale per cui, come si dice a Firenze...io non metto becco nelle scelte di Dario e dei suoi e credo che sia giusto così». E ora la palla ripassa al sindaco Nardella. Manterrà il ramadan nella tensostruttura già progettata o rivaluterà anche questa decisione? Il rapporto fra Renzi e il suo ‘giovane’ successore Nardella (che ha un anno di meno) è forte, anche se con qualche fuoco d’artificio. Da vicesindaco appena nominato nell’era del Rottamatore, Dario osò passare con l’Alfa del Comune in mezzo alla folla di piazza Signoria. Renzi lo vide e si arrabbiò. E fu la prima scenata pubblica. E a Nardella non è andata meglio nel 2014 quandò criticò con l’allora premier Renzi i tagli ai Comuni nella legge di stabilità. Ci rimediò un tanto autentico quanto doloroso calcio negli stinchi.

TANT’È che nel progressivo avvicinamento del sindaco a Franceschini qualcuno ha cercato di leggere non solo la stretta di un legame importante per Firenze con il ministro dei Beni culturali, ma un primo tentativo di emancipazione da un leader che continua a invidiargli «il mestiere più bello del mondo».

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