Mostro di Firenze, ecco le carte choc: così la polizia indagava su Fiesoli

La lista del 1986: sospetti anche sul «Profeta»

La scena di uno dei delitti del Mostro (Archivio storico New Press Photo)

La scena di uno dei delitti del Mostro (Archivio storico New Press Photo)

Firenze, 6 gennaio 2017 - All'asssistente dell’allora capo della Sam, la squadra antimostro nata all’indomani dell’ultimo delitto, quello degli Scopeti del settembre 1985, servirono tre fogli formato A4, per redigere quella lista che i magistrati della procura Luigi Vigna, Francesco Fleury e Paolo Canessa, avevano commissionato.

E così, quella mattina del 28 febbraio del 1986, nelle pagine del rapporto della Squadra costituita appositamente per far uscire Firenze dall’incubo, cominciò un lavoro dattilografico che in realtà conteneva mesi e mesi di accertamenti, appostamenti, segnalazioni anche anonime.

Oggi, quel documento top secret, siamo in grado di mostrarvelo. Perché a distanza di anni, con le indagini sui duplici omicidi ancora in corso, quella lista è stata analizzata ancora una volta. E contiene ancora sinistre coincidenze.

Sono 38 i nomi di quella lista datata 1986. Alcuni di loro, subirono robuste perquisizioni, dopo l’uccisione dei francesi Nadine e Michel.

Rodolfo Fiesoli è tra questi: posizione numero tre dell’elenco. Un mostro, perché è stato appena definitivamente condannato a 14 anni per le violenze sessuali perpetrate ai giovani ospiti della comunità mugellana da lui fondata, che per qualcuno era anche “il” mostro.

Il Forteto. Vicchio. Lo stesso paese in cui avvenne il delitto del 1984, in cui il mostro fece la sua vittima più giovane, Pia Rontini, 18 anni appena, trucidata e straziata assieme al suo fidanzato Claudio Stefanacci. Si erano appartati ad amoreggiare nella Panda di lui. Tra la Sieve e un angolo dei terreni della comunità degli abusi.

Ma Vicchio è pure il paese di Giampiero Vigilanti, numero 38 del medesimo elenco battuto a macchina negli uffici della questura di via Zara è ancora non uscito di scena da questi torbidi fatti a trent’anni e passa di distanza: con lui, in quella inchiesta ostinatamente aperta dal procuratore aggiunto Luca Turco (e dal suo predecessore Paolo Canessa), c’è indagato un medico, quel Francesco Caccamo tirato in ballo dallo stesso Vigilanti, il legionario nero che per qualche mese ha parlato fitto con gli inquirenti, prima di venie a sua volta indagato per i delitti.

Ma chi ha tirato in ballo l’ex legionario di Prato? Certamente Pietro Pacciani, pure lui vicchiese (in Mugello si macchiò del primo efferato omicidio del 1951, quello del rivale in amore Severino Bonini) e - ma qui si entra nei dettagli di un fascicolo ancora coperto dal segreto istruttorio - pure di certi retroscena sul duplice omicidio del 1984 (la Rontini sarebbe stata in qualche modo «scelta»), quando qualcuno si accanì pure sul corpo della vittima, asportando i cosiddetti ‘feticci’.

Tornando a Fiesoli, che dall’antivigilia di Natale è rinchiuso a Sollicciano, è probabile che il vivo interessamento di allora  della Sam (il fondatore del Forteto venne anche perquisito, così come Vigilanti e Pacciani), fosse dettato anche dai reati di natura sessuale per cui aveva, in quel 1986, già collezionato una condanna definitiva. Ma va pur detto che il suo nome, relativamente ai delitti delle coppiette, non è mai completamente uscito di scena.

Michele Giuttari, l’investigatore che guidò il ‘Gides’ (Gruppo investigativo delitti seriali) a cui si deve la pista dei compagni di merende e pure l’ipotesi, al momento giudiziariamente arenata, dei mandanti, ne andò a riferire anche alla commissione regionale d’inchiesta, ricordando pure una strana indagine di Perugia. Chi minacciava con telefonate anonime una donna, dicendo «ti facciamo fare la fine di Narducci» (il medico perugino trovato morto nel lago Trasimeno), usava una scheda telefonica con cui veniva chiamata anche una comunità del Mugello che accoglieva i minori su disposizione del tribunale. Il Forteto.

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