Betori: "Don Milani non fu un ribelle, cercò l'obbedienza alla verità"

E' uno dei passaggi dell'omelia del cardinale Giuseppe Betori nella messa con cui ha ricordato i 50 anni dalla morte di Don Lorenzo Milani, nella parrochhia di San Donato a Calenzano

Don Milani a Barbiana

Don Milani a Barbiana

Firenze, 25 giugno 2017 - «Non è giusto definire don Milani un 'ribelle'. Non lo fu, perché cercò sempre l'obbedienza che si deve alla verità che si svela alla coscienza, non quella individualistica che si crea i propri idoli secondo quel che piace, ma quella che si forma nel rapporto con la Parola, con la comunità, con i poveri»: è uno dei passaggi dell'omelia del cardinale Giuseppe Betori nella messa con cui ha ricordato i 50 anni dalla morte di Don Lorenzo Milani, nella parrochhia di San Donato a Calenzano, quella che il 'prete scomodo' resse prima dell' 'esilio' a Barbiana.

«La sua obbedienza era fondata sulla libertà della propria coscienza, pronta ad aderire al vero anche a caro prezzo», ha detto Betori che è di nuovo tornato alle «deformazioni» e ai tentativi di strumentalizzazione della figura di Don Milani, così come aveva fatto la scorsa settimana a Brabiana, in occasione della visita del Papa.

«Papa Francesco - ha aggiunto l'arcivescovo di Firenze - ha detto di don Milani: 'Mi piacerebbe che lo ricordassimo soprattutto come credente, innamorato della Chiesa anche se ferito, ed educatore appassionato... Il Signore era la luce della vita di don Lorenzo, la stessa che vorrei illuminasse il nostro ricordo di luì».

L'esperienza di don Milani, ha proseguito l'arcivescovo, è «un metodo con cui affrontare la realtà sociale illuminati dalla radicalità del Vangelo, un'esperienza e una vita che ci ispirino a costruire nostre modalità di stare tra la gente oggi per servire i poveri, non un modello da ripetere nelle forme con cui egli ha realizzato la sua missione» e di «dire la verità sull'uomo con coraggio, sempre e senza sconti, pronti a soffrire anche opposizioni ed emarginazioni, le nostre Barbiane, sapendo che siamo nelle mani di un Dio che ci ama e che non ci abbandona».

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