Scuola off limits per la bambina, la madre: "Vaccinazione, una battaglia di civiltà"

La piccola non può vaccinarsi a causa di una grave malattia e non può quindi andare in classe perché alcuni dei compagni non sono a loro volta vaccinati

Medici

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Greve in Chianti, 29 gennaio 2016 - «Laddove non arriva il buonsenso dovrebbe arrivare l'obbligo di legge». Parte dalla fine Corinna Verniani, la mamma della bimba di sei anni di Greve in Chianti, affetta da una immunodeficienza causata da un grave problema di salute, che la espone ad un alto rischio di contrarre malattie e per la quale useremo il nome di fantasia di Francesca. Corinna ritiene che la «coercizione al vaccino», per i genitori dei bambini che ancora non hanno provveduto e che frequentano la stessa scuola elementare di Francesca, sia l'unica «soluzione definitiva» per tutelare ogni bambino, non soltanto la sua. E racconta poi l'odissea vissuta e l'importanza di rivolgersi con fiducia alle strutture sanitarie.

«L'impossibilità a vaccinarsi – dice – può essere verosimilmente dovuta anche a immunodeficienze transitorie, magari legate a un banale raffreddore. Alla fine è un po' quello accaduto a mia figlia quando all'età di due anni contrasse la mononucleosi, in un periodo di debolezza della sua vita. Tutto iniziò da lì. La mononucleosi non fu subito riconosciuta e sfociò in una encefalite acuta molto grave. Quando arrivammo all'Ospedale Meyer Francesca era già in coma e non aveva reazioni allo stimolo doloroso. E' stata per tanto tempo in rianimazione, fra alti e bassi. A dicembre ebbe una ricaduta tragica e, da una seconda risonanza magnetica, risultò una lesione gravissima del mesencefalo e dei talami; ci dettero poche speranze sul fatto che camminasse o parlasse mai più. Per fortuna esiste il Meyer – afferma con viva emozione Corinna - ho sempre pensato che se la mia bimba fosse capitata nelle mani di medici meno preparati forse adesso non sarebbe con noi».

Oggi Francesca sta bene, ha solo una parziale sordità all'orecchio sinistro. E' una bambina sana e frequenta regolarmente la scuola elementare. «Pochi giorni fa – prosegue Corinna – siamo stati costretti a tenerla a casa perché gli ultimi esami del sangue erano un po' peggiorati rispetto ai precedenti. Inizialmente avevamo deciso, insieme ai medici del Meyer, di aspettare a fare il richiamo dei vaccini, fino a quando i linfociti non fosse risalito a un livello di maggior sicurezza. Questo contando sul fatto che Francesca non frequenta luoghi molto affollati e che, a scuola, gli altri bambini, fossero tutti vaccinati. Purtroppo però è emerso che tanti bambini non sono vaccinati – otto quelli ipotizzati ma potrebbero essere anche di più – e quindi abbiamo preso, proprio in questi giorni, la decisione di vaccinarla, ma è rimasta a casa perché così possiamo tenere sotto controllo eventuali reazioni al vaccino».

La questione di Francesca era già stata sollevata con la dirigente scolastica fin dai tempi in cui frequentava la scuola materna. «Mentre in quel periodo – fa notare Corinna – non era un problema tenerla a casa nei periodi 'a rischio', perché non si trattava di scuola dell'obbligo, adesso la cosa diventa per noi più difficile; non soltanto per l'obbligo di frequenza ma soprattutto perché una bambina di sei anni ha già una cognizione di causa e potrebbe soffrire di questo allontanamento da scuola 'forzoso'. Da parte nostra cerchiamo di farla vivere il più possibile in un ambiente sereno, cercando di contenere tutte le ansie e le paure che ci sono rimaste della terribile vicenda vissuta in passato». La mamma ha preso molto a cuore la questione dell'obbligo alla vaccinazione, definendola una vera e propria «battaglia di civiltà» da contrapporre alle «battaglie di retroguardia contro i vaccini».

«Mi piacerebbe sapere – afferma - di essere riuscita a scongiurare ad altre persone, quello che ho vissuto io con mia figlia. Tuttavia, nonostante viviamo in un piccolo paese, dove ci conosciamo tutti e dove tutti sapevano cosa era accaduto a mia figlia, nessuno dei genitori che non ha vaccinato i propri bambini, si è fatto vivo con me». Ma Corinna vuol ugualmente rivolgere loro un appello.

«Se il vaccino non vogliono farlo per mia figlia che lo facciano pensando ai loro bambini. L'esperienza della rianimazione pediatrica lascia un dolore indescrivibile e pensare di poterlo evitare ad altri è un mio preciso impegno; non ci si può affidare ai consigli scritti in internet da persone di dubbia competenza. E' necessario informarsi dai propri pediatri e rivolgersi a loro con fiducia: la vaccinazione è un atto di solidarietà. E, in extrema ratio, quando manca la ragionevolezza, lo Stato dovrebbe intervenire nella tutela di tutti, scegliendo in base alla scienza che è l'unico metro oggettivo di valutazione».

Proprio questa mattina, dopo un lungo colloquio fra il padre della bambina, la dirigenza scolastica e l'amministrazione comunale, è stata presa la decisione di trasferire Francesca, in una scuola elementare più piccola, dove è minore il rischio di entrare in contatto con bambini non vaccinati. La nuova scuola appartiene allo stesso Istituto Comprensivo di Greve in Chianti, frequentato attualmente dalla piccola. La soluzione, spiega la preside del comprensivo, Antonella Zucchelli, «è stata presa in accordo con l'amministrazione comunale e con la famiglia». Ma Corinna continua a ritenerla una «soluzione tampone». Sulla vicenda era intervenuta anche il ministro dell'Istruzione Giannini, che nei prossimi giorni contatterà la madre della bambina.

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