«Sveleremo l’anomalia empolese». L’infettivologo: servono studi specifici

Giovanni Rezza (Istituto superiore sanità): «Vaccinazioni e ricerca»

Vaccinazione alla Casa della Salute di Castelfiorentino. Foto Gianni Nucci/Fotocronache

Vaccinazione alla Casa della Salute di Castelfiorentino. Foto Gianni Nucci/Fotocronache

Empoli, 7 febbraio 2016 - Da un uomo di medicina ci si aspettano risposte. Ma per ottenerle, allo scienziato coscienzioso e prudente conviene iniziare la ricerca dalle domande. E’ il metodo dell’infettivologo Giovanni Rezza, direttore dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, ricercatore di fama internazionale. Sul flagello meningite che da un anno imperversa in Toscana – in particolare da Firenze verso ovest lungo il corso dell’Arno comprese propaggini pratesi e pistoiesi, e ancor più specificatamente nell’Empolese Valdelsa e dintorni – lo studioso sta lavorando su una serie di quesiti cruciali per comprendere i perché di un’epidemia che in termini rigorosamente scientifici epidemia non è (ma questo alla gente che vive nelle zone dove si muore o ci si ammala di sepsi meningococcica interessa meno di nulla). Rezza, con il contributo dei ricercatori delle nostre Asl, studia il caso Toscana e in particolare l’infezione da sierotipo ST 11.

Possiamo parlare di emergenzameningite nell’Empolese Valdelsa? «La zona di Empoli – inizia la riflessione dell’infettivologo romano – ci ha fatto molto preoccupare a partire da un anno fa. In seguito, la campagna di vaccinazione è servita a proteggere adeguatamente bambini e adolescenti. Come del resto la profilassi ha dimostrato di funzionare visto che non si sono registrati casi secondari, cioè persone vicine al soggetto infetto che si sono a loro volta ammalate dopo la somministrazione dell’antibiotico».

Però nel nostro bacino di popolazione aumentano gli episodi che riguardano soggetti in età matura o addirittura anziani... «E’ un’anomalia, una novità. Di solito la vaccinazione di massa su bambini e ragazzi innesca l’immunità di gregge, proteggendo anche altre fasce di popolazione. Stavolta non è così. Perchè la vaccinazione di tanti soggetti non frena la circolazione del batterio? Perché diventa particolarmente virulento negli anziani? Sono quesiti che ci stiamo ponendo...».

Dopo la morte pochi giorni fa di un 58enne di Fucecchio, il professor Menichetti, infettivologo del Cisanello di Pisa, invocò la vaccinazione di massa gratuita anche sugli over 45 almeno nell’Empolese. Che ne pensa? «Se abitassi dalle vostre parti – sospira lo specialista – io che ho 62 anni probabilmente mi vaccinerei, ticket o non ticket. Quindi il consiglio personale è vaccinarsi, di sicuro almeno fino a 45 anni. Dopo questa soglia d’età, c’è da considerare che il vaccino sugli anziani solitamente perde un po’ di efficacia. Ma l’aspetto fondamentale, nella prospettiva della sanità pubblica, è un altro».

Prego. «Per avviare interventi mirati ed efficaci, bisogna sapere dove e fra chi circola il batterio. Perciò è fondamentale la ricerca con i tamponi che partirà a breve in Toscana sui portatori sani, ovvero chi non si ammala pur avendo il batterio nel naso o nelle cavità orali».

Quanto ci vorrà per i prelievi ? «Qualche mese».

Quanto dura l’immunoprotezione di un vaccino anti meningite? «Difficile dirlo. Sappiamo che la protezione varia con l’età, ma i casi succedutisi in Toscana e nell’Empolese nell’ultimo anno ci portano a riformulare la questione. Anche su questo aspetto abbiamo in ponte un progetto di studio che potrebbe durare qualche anno».