Racconto choc: "I rapinatori sono entrati nel buio. A terra non riuscivo a respirare"

Parla il gestore del bar aggredito la notte scorsa con la moglie

Lido Romagnoli aggredito nel suo bar a Madonna della Tosse. Foto Gianni Nucci/Germogli

Lido Romagnoli aggredito nel suo bar a Madonna della Tosse. Foto Gianni Nucci/Germogli

Castelfiorentino, 28 aprile 2016 - «Ho messo la mano sul tasto per chiudere la porta automatica, con la coda dell’occhio ho visto un’ombra nera e mi sono trovato a terra » . Nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stesse accadendo e Lido Romagnoli, 70 anni, è rovinato sul pavimento, sbattendo violentemente la testa, mentre la moglie Daniela dal magazzino è accorsa allarmata dalle grida del marito e da tutto quel trambusto. Inusuale a mezzanotte. L’ora di chiusura del b ar a limentari Romagnoli da cinquant’anni a Madonna della Tosse, frazione di Castelfiorentino. L’ora del meritato riposo che, l’altra notte, si è rivelata l’inizio di un incubo. Fatto di minacce, di terrore e di banditi.

«Erano in due, vestiti di nero, dalla testa ai piedi - racconta Lido, assai garbato come si conf à a ogni commerciante di esperienza –. Uno era alto ed esile, l’altro più tarchiato. Continuavano a ripetere ‘ Soldi, soldi, dateci i soldi’ » . Ma il registratore di cassa della storica attività di via Sanminiatese era vuoto: al suo interno soltanto pochi spiccioli in monete, snobbati dai malviventi, entrati in azione una sera come tante. «Non mi tolgo dalla testa che ci stessero osservando – commenta l’uomo, dietro al bancone della sua attività –. Erano appena andati via gli amici con cui ogni sera facciamo chiusura. Sa, siamo cacciatori e ci piace chiacchierare di cani, fucili, cinghiali: son le nostre passioni » . E anche l’altra sera sulla panchina sistemata all’ingresso della bottega, c’erano Lido, Fabio, Ferruccio e il resto della compagnia. «Se n ’ erano appena andati – racconta l’uomo, ancora incredulo –. Ho aperto loro il cancello del cortile e sono rientrato in negozio per fare chiusura con mia moglie. All’improvviso sono sbucati quei due: credo fossero apposati dietro il verde del gazebo » .

Nella notte, vestiti di scuro e incappucciati, impossibile distinguerli finché non sono entrati in azione. «Non credo fossero armati, non l’ho capito bene onestamente – spiega il 70enne –. Mentre ero a terra, uno di loro mi teneva fermo, schiacciandomi con un ginocchio Mi ha premuto qualcosa alle costole, sembrava un oggetto di legno, ma nella concitazione non ho visto bene » . Lido era preoccupato anche per la moglie che, in arrivo dal magazzino, si è trovata di fronte il più robusto dei due. «Non so se mi ha spinto - racconta Daniela Desideri –. S o che me lo sono vist o arrivare dietro al bancone e che quando è finito tutto, ero rannicchiata a terra » . Pochi minuti, «al massimo una decina – ricorda ancora il titolare del negozio –. Lunghi un’eternità, soprattutto quando il bandito mi ha messo la mano sulla bocca perché non gridassi. Non riuscivo a respirare » . I due delinquenti, innervositi dalle grida di una vicina di casa richiamata alla finestra dalle urla provenienti dal locale, alla fine sono fuggiti a mani vuote. «Non hanno preso niente, né monete, né tabacchi, niente – spiega –. Ma ci hanno portato via una bella fetta di serenità. Siamo andati a letto alle 2.30, dopo aver parlato con i carabinieri, e stamani (ieri , ndr) ci siamo alzati alle 5.

Con che spirito? S’è fatto come nulla fosse, ma è dura. Ma che mondo lascio ai miei nipotini? Che siamo diventati? » , si chiede Lido, scuotendo la testa . Perché «a far male tanto quanto la rapina, è stata la mancanza di solidarietà dei vicini, fatta eccezione per la signora che dalla finestra ha gridato, allarmando tra l’altro anche i ladri – riflette –. Per carità, è possibile che gli altri non si siano accorti di niente, ma mi pare davvero strano » . Intanto nel bar alimentari c’è da fare, si avvicina l’ora del pranzo e i clienti continuano a entrare. Stare dietro al bancone di una vita offrendo loro pane e cordialità, ecco il miglior antidoto per provare a lasciarsi alle spalle una notte d’inferno.