Faccia a faccia col rapinatore: "Ti ammazzo"

Il racconto choc della coppia vittima della rapina

Il palazzo dove si trova l’appartamento in cui era entrato per rubare il malvivente bloccato dai proprietari

Il palazzo dove si trova l’appartamento in cui era entrato per rubare il malvivente bloccato dai proprietari

Empoli, 7 febbraio 2016 - "Quando sono arrivati i carabinieri, ero seduta sopra il ladro. Mi hanno detto che potevo alzarmi, che ci avrebbero pensato loro, non mi sembrava vero». Poi il sorriso liberatorio, a voler allontanare una serata da incubo trascorsa tra faccia a faccia con il bandito, pronto soccorso e caserma dei carabinieri. E conclusa «dopo aver riordinato la casa ridotta a un campo di battaglia, con una tazza di camomilla".

Il giorno dopo, la coraggiosa coppia che ha catturato il ladro in ‘visita’ nel suo appartamento è dolorante. "Le contusioni si fanno sentire", ammettono nel cortile del palazzo in via La Torre. Entrambi residenti a Empoli: lui, 48 anni, fisico atletico e un lavoro da impiegato, lei, 38 anni, mora e solare, ostetrica di professione, ricordano ogni istante della tremenda sera precedente. Con un rientro a casa che mai avrebbero immaginato né voluto.

«Avevamo fatto alcune commissioni - racconta lui - Saranno state le 19,40, quando abbiamo parcheggiato. La mia fidanzata ha alzato gli occhi, ha visto una luce in camera da letto e non ha avuto dubbi. ‘Ci sono i ladri’, ha esclamato». A tradire il bandito - E.G., albanese di 27 anni, residente nel nord Italia, pregiudicato, da ieri in carcere a Sollicciano con l’accusa di rapina e furto commesso sempre venerdì sera ma a Sovigliana - la luce automatica della cabina armadio. «Si attiva con la fotocellula, deve averla azionata involontariamente», riflette la 38enne.

Tornando alla rapina, i due salgono le scale del condominio, lui avanti, lei dietro. «Ho girato la chiave nella serratura e ho visto che la porta era bloccata dall’interno con un tappeto e una grossa pianta: a quel punto - racconta il padrone di casa - ho avuto la certezza che c’era qualcuno in casa mia. Ho spinto con forza e sono entrato». Un attimo e il bandito gli è davanti. «Era buio - ricorda - A illuminare la stanza soltanto la luce che arrivava dalle scale condominiali. “Ti ammazzo”, mi ha detto puntandomi contro un grosso cacciavite».

LA ZUFFA scoppia violenta: l’appartamento ne porta i segni, come una porta a vetro sfondata. Il bandito è una furia. Il 48enne resta ferito a una mano, «non so come sia successo», perde sangue. La donna arriva ad aiutare il compagno, con lei un paio di vicini di casa, «che ci teniamo a ringraziare». Qualcuno chiama i carabinieri. «Sono stati minuti interminabili, non so quanti ne siano trascorsi - ammette - Se il rapinatore era solo? In casa non ho visto nessun altro ma da un walkie talkie che aveva con sé arrivava una voce, in una lingua che non conoscevo. Gridava». Qualcuno parla di due uomini allontanatisi, «io non li ho visti, ripeto». La coppia fa tappa in pronto soccorso, poi dai carabinieri. E finalmente di nuovo a casa. «Mai vissuto niente del genere - commentano - Ti senti violato e agisci d’istinto. Se lo rifaremmo? A mente fredda no...».

Samanta Panelli