Amatrice ha un cuore toscano. Angeli del fango tra le macerie

I grandi si fanno coraggio, i bambini giocano a pallone

Vigili del fuoco e volontari toscani ad Amatrice (foto Germogli)

Vigili del fuoco e volontari toscani ad Amatrice (foto Germogli)

Amatrice (Rieti), 12 settembre 2016 - Ostinato e indifferente alle macerie poco lontano, il linguaggio universale dei bambini che urlano festosi mentre giocano a calcio prova a ricordare a tutti che prima o poi la vita ricomincerà e che in fondo è solo una questione di tempo. Dopo la notte spunterà il giorno. Ma è difficile. I genitori, i nonni, i vecchi che osservano questo gruppetto irriverente di ragazzini dare calci al pallone nel campo sfollati di Amatrice, a due passi dai morti, dalle loro stesse case implose, lo sguardo ce l’hanno altrove. Si, certo, il sole rispunterà, loro hanno passato lunghi inverni di guerra e che vuoi che sia un terremoto, ma forse qualcuno di loro quell’alba non la vedrà mai, e comunque a pochi metri da quella piccola porta da calcio c’è una tenda da campo che li attende per la notte.

Ha piovuto tutto il pomeriggio, l’umidità sale, il fango resta appiccicato alle scarpe. E la notte in tenda è dura. Otto, dieci persone, tutti insieme, uomini, donne, bambini, il bagno di fortuna come in un campeggio di terza classe. Un giorno, due giorni, dieci, un mese, forse due. E quando verrà smontata la tenda ci sarà il container di un’unica stanza con le pareti di plastica. È così per chissà quanto tempo.

Ma sono le tende che salvano dalla paura di un tetto che nel buio della notte ti cade in testa un’altra volta, e così questi ragazzi arrivati da tutta Italia a montarle sono i benedetti. Visto il tempo, angeli del fango anche loro. Ormai le centinaia di ospiti del campo di Amatrice sono diventati amici delle decine di volontari che dal 24 mattina si alternano in una lunga staffetta della solidarietà. Montano, smontano, servono a tavola, puliscono. La maggior parte di loro sono toscani, e toscana è la delegazioni più numerosa, sia delle Misericordie e sia dell’Anpas.

Che buffa storia è questa. La terra dei campanili, la terra che dice sempre di no a tutto, in cui è sempre tutto sbagliato e tutto da rifare, quella terra e quella gente trova il proprio afflato comune nel momento in cui c’è da dare una mano. E’ sempre stato così. Le prime imprese di solidarietà della storia, le Misericordie, sono nate proprio in Toscana. Quando metà del mondo non era ancora nelle carte geografiche e nell’altra metà si festeggiava la sensazionale innovazione tecnica apportata dall’aratro, nel Trecento, a Firenze si faceva la più grande scoperta della storia dell’umanità, l’altro, il prossimo. Qualche decennio dopo, sempre a Firenze, verrà fondato il primo ospedale per bambini abbandonati, l’Istituto degli Innocenti, che ancora opera. Ecco, tutto questo grande cuore ad Amatrice si è visto ancora una volta, come da tempo accade in evenienze di questo tipo, già dal terremoto d’Irpinia quando Pertini arrivò ai campi di accoglienza e davanti a tutti si meravigliò di sentir parlare solo fiorentino.

Un cuore organizzato anche stavolta, perché le truppe della Protezione civile toscana sono state le prime ad arrivare, si sono distinte per prontezza ed efficienza e solo due giorni fa hanno inaugurato una sorta di sala stampa e centro documentazione in mezzo a un pascolo sopra Amatrice, a Cornillo, a oltre mille metri sui monti del Parco Nazionale. Un campo di assistenza alle popolazione colpite, e poco sotto, vicino ad Amatrice, un altro ricovero, a Musicchio, infine ad Amatrice stessa la grande presenza toscana nel più vasto campo di accoglienza di questo terremoto.

E’ lì che alla sera i bambini giocano a calcio, gli anziani si riuniscono in una tenda più ampia attrezzata a centro sociale, con tv e giornali. E lì che alla fine della giornata ci si guarda in faccia, si prende coraggio e si va in tenda a passare la notte. E’ dentro alle tende, stesi nelle brandine nel silenzio che non vuole scendere perché militari e vigili del fuoco sono sempre al lavoro, che lieve si avverte un coro di auguri arrivare dalla grande struttura bianca che fa da refettorio, come quelle delle sagre paesane. E’ il "tanti auguri a te" per Simone, un bambino che compie gli anni proprio oggi. Ci sono i morti, ci sono le case crollate, ma i bambini hanno diritto a sognare, a non accorgersi dei morti e delle macerie, e ai loro sogni si aggrappano i grandi per credere che dopo la notte un giorno sorgerà ancora.