Ora esatta, il trillo va in pensione

Il commento

Michele Manzotti

Michele Manzotti

Firenze, 27 dicembre 2016 - Forse ci abitueremo subito, ma a molti mancherà. Specialmente a coloro che accendono la radio e attraverso quella seguono l’evolversi della giornata senza dare un’occhiata all’orologio. Il 31 dicembre prossimo l’Istituto nazionale di ricerca metrologica (INRIM) di Torino, già intitolato a Galileo Ferraris, trasmetterà per l’ultima volta alla Rai il segnale orario Rai codificato (SRC), che permette la sincronizzazione con l’ora esatta italiana. In poche parole è il trillo che lancia sei rintocchi di secondo per arrivare all’orario previsto che spesso coincide con l’inizio di programmi, in particolar modo quelli di informazione.

Un trillo che risale al 1945 con la prima generazione di segnali di tempo per l’emittente radiotelevisiva italiana, anche se quello che andrà in pensione nel 2017 risale al 1979. Un’emissione audio che in televisione rompeva il silenzio dello scorrere delle lancette e che adesso, dopo 37 anni, viene sospeso. Questo perché con l’avvento delle trasmissioni digitali, che possono avere ritardi anche di alcuni secondi, il segnale SRC radiotrasmesso sembra non essere più idoneo a garantire un’accurata indicazione del tempo.

L’ora esatta italiana si basa sulla scala di tempo nazionale UTC(IT), cioè il Tempo universale coordinato per l’Italia, realizzato dal laboratorio di tempo dell’INRIM. Il quale comunque continuerà a offrire al pubblico la possibilità di sincronizzarsi con l’ora esatta italiana tramite il Network Time Protocol (NTP), con indicazioni attraverso il proprio sito. Lasciamo agli esperti le considerazioni in merito, ma è indubbio che gli ascoltatori (forse un po’ meno i telespettatori) perderanno un punto di riferimento.