Marito violento sorvegliato speciale

Il commento

Erika Pontini

Erika Pontini

Perugia, 22 marzo 2017 - Per la firma volta in Italia un marito violento è trattato come un ‘mafioso’. Obbligato, per un provvedimento della magistratura, a non mettere piede nei comuni frequentati dalla donna picchiata per anni. Sorvegliato speciale, si dice, in base alla normativa sulle misure di prevenzione. Un uomo che ha già scontato il debito con la giustizia, ma che può essere arrestato appena varca il ‘confine’.

E’ un’innovazione giuridica della Procura di Tivoli che tutela la vittima, ma al momento resta un caso eccezionale. Spesso, troppo spesso, infatti, il femminicidio è un reato difficile da prevenire. A volte è troppo tardi. Ma i sintomi di quello che sarebbe potuto accadere, in molti casi, c’erano tutti. Occorreva coglierli ma anche avere a disposizione strumenti, sociali e culturali, nonchè legislativi, per difendere le vittime. Ora un magistrato, il procuratore Francesco Menditto, ha aperto un varco giuridico. Insinuandosi nelle maglie delle misure di prevenzione ha fatto valere il comma che prevede l’applicazione della sorveglianza speciale anche a quanti «per il loro comportamento, sulla base di elementi di fatto, offendono o mettono in pericolo la sicurezza o la tranquillità pubblica». Il procuratore non ha timore a dire che, però, servirebbe «una modifica normativa per ampliare gli strumenti a tutela delle donne». Occorre un riferimento ad hoc nella legge. Perché quanto fatto da Tivoli non resti un baluardo, la volontà deve essere soprattutto politica.