Carne e Islam, tra regole e proteste

Il commento

Beppe Nelli

Beppe Nelli

Viareggio (Lucca), 16 settembre 2016 - La Versilia animalista ha protestato con una fiaccolata contro lo sgozzamento di agnelli e capretti alla festa della Pasqua islamica, che dal 2005 si tiene a Lido di Camaiore.

In realtà pare proprio che, come sempre, la festa si sia limitata a far fuori dolciumi e aranciata. Invece, probabilmente, un ovino è stato macellato secondo il rito islamico in un vicino cascinale dove pastori maghrebini, pur sfrattati dal Comune di Camaiore, allevano capre e pecore. E’ stata una macellazione rituale, identica nella sostanza a quella ebraica: Corano, Hadith, Deuteronomio e Torah impongono che l’animale pienamente "senziente" venga ucciso con un solo taglio della gola e muoia per dissanguamento.

Anche nei macelli europei il bestiame muore per dissanguamento, ma prima viene stordito con vari metodi: pistola a proiettile ritenuto, elettronarcosi, biossido di carbonio. L’animale perde istantaneamente conoscenza, ma lo stordimento non è ammesso da Islam ed Ebraismo. Viene però praticato dai musulmani malesi. Gli altri si limitano a bendare manzi e agnelli perché non vedano il coltello. A costo di far arrabbiare vegani e animalisti, agnello e capretto sono proprio buoni.

Ma, per mangiarli, non è necessario dare loro una morte di sofferenze. La macellazione imposta dall’Unione europea prevede pure il dissanguamento a cuore battente, che è il concreto requisito dei testi sacri in questione perché la carne sia halal o kasher, cioè "consentita". Perché i nostri musulmani non possono accettarla? Lo stordimento è imposto dalla Regione anche ai centri autorizzati per la macellazione rituale. E ai musulmani integrati nelle nostre zone va riconosciuto che la loro cucina è proprio buona, a cominciare dalla tagine di capretto. Non guastiamoci per un po’ di rispetto animalista.