Fare pace con il mondo (e il suo ambiente)

Il commento

Firenze, 12 settembre 2017 - Fare pace con il mondo, letteralmente. Uragani e nubifragi sono la spia, rossa, che segnala il superamento del limite. Irma, Livorno e le altre espressioni di questo livello di guardia oltrepassato hanno interrogato anche i partecipanti dell’incontro ‘Strade di pace’ promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Münster e Osnabruck, in Germania. Qui si è cercato qualcosa di “nuovo sul fronte occidentale”, per riprendere il titolo di un’opera di Erich Maria Remarque, nativo di questi luoghi, che raccontò la crudeltà inutile della guerra e la deriva di chi l’abbracciò con insostenibile leggerezza; cercare qualcosa di nuovo guardando al mondo intero, percorso dalla recrudescenza del terrorismo (gli attentati in Catalogna e in Burkina Faso), ferito dalle guerre in corso in Siria e in Iraq, preoccupato di fronte al pericoloso utilizzo della minaccia atomica, fragilizzato dai conflitti cosiddetti “a bassa intensità” in Africa ma anche in America Latina, e più in generale bisognoso della costruzione di un modello di sviluppo che non sia quello attuale generatore di scarti ma anche di paure e di muri, del paradosso per cui il mondo è unito eppure diviso, conosce i danni che questo modello produce eppure discetta sulla spontaneità naturale dell’alterazione climatica raccogliendo invece gli effetti tragici delle tempeste.

“Lo smisurato gigante della globalizzazione ha bisogno di anima” rileva Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio. Sempre più decisivo e controcorrente è dialogare: non gettare miele sulle ferite (quelle dei popoli e quelle, da non dimenticare anche perché portatrici di nuovi incubi, inferte all’ambiente), quanto portarsi sul piano interiore degli altri, coglierne le motivazioni, interloquire e trovare vie possibili di convivenza e crescita. Il cammino di pace e di dialogo “è attuale e necessario: conflitti, violenza diffusa, terrorismo e guerre minacciano oggi milioni di persone, calpestano la sacralità della vita umana e rendono tutti più fragili e vulnerabili”, ha scritto Papa Francesco nel suo messaggio. Non violenza, disarmo, migrazioni, diritto alla salute, corruzione e giustizia sociale, focus su scenari e temi nevralgici hanno trovato in “Strade di pace” una cornice e un metodo di confronto che dice quanto sia impegnativo e concreto il dialogare incarnato nella Storia e nelle storie degli esseri umani, nella loro geografia collocata – tanti sembrano dimenticarlo – in un ecosistema.

"Non siamo destinati irrevocabilmente alla distruzione del creato – ha detto Jeffrey D. Sachs, l'economista statunitense che dirige l'Earth Institute della Columbia University ed è autore, tra l’altro dell’ ‘Età dello sviluppo sostenibile’ - Dobbiamo usare le risorse e le tecnologie in nostro possesso per contrastare il riscaldamento globale e ridare potere agli strumenti di politica internazionale come il Consiglio di Sicurezza dell'Onu”. Si tratta al tempo stesso di dissipare l’ostinazione della “vecchia guardia della industria inquinante: è chiaro che i petrolieri non condividono le mie idee, ma la politica deve investire nelle energie rinnovabili".