Firenze, 16 luglio 2016 - "Siamo offesi e amareggiati dagli episodi di violenza contro anziani e disabili nelle strutture che dovrebbero accoglierli e curarli: sono di una gravità enorme e un danno per i tantissimi impiegati del settore che fanno egregiamente il loro mestiere". Franca Conte, vicepresidente dell’associazione di residenze per anziani della Toscana Arat, è arrabbiata: le violenze di alcuni operatori sociosanitari ai danni di un sacerdote ricoverato nel convitto ecclesiastico, sono solo l’ultima di altre notizie di soprusi nei confronti di anziani e disabili da parte delle persone che dovrebbero prendersi cura di loro. "Da quasi 40 anni lavoro nelle residenze assistite – dice Conte – e posso testimoniare che il 99% degli operatori delle strutture della Toscana fa il proprio lavoro in maniera impeccabile, con professionalità e coscienza. Spero che i responsabili di questi atti gravissimi vengano puniti sia per il mestiere che svolgono sia in quanto autori di episodi disumani che nessuno mai dovrebbe fare, qualsiasi lavoro professi". Eppure, garantisce Conte, nelle strutture per anziani vigono delle regole ferree. "C’è un filtro importante all’atto dell’assunzione: le nostre sono strutture convenzionate e accreditate e richiediamo la professionalità e qualifiche specifiche a chi lavora con noi". Infermieri e operatori sociosanitari si trovano spesso in situazioni pesanti sia fisicamente che psicologicamente: "Abbiamo a che fare a volte con pazienti con psicosi o problemi comportamentali. È un lavoro quanto importante e di responsabilità quanto difficile". Per questo, garantisce, "chi lavora con noi segue corsi interni periodici di supporto psicologico e aggiornamento. Sono percorsi obbligatori non solo per i lavoratori alle nostre dirette dipendenze, ma anche per gli operatori delle cooperative che ci mandano personale a supporto". Ma non basta. Franca Conte arriva ad invocare l’introduzione delle telecamere nelle strutture assistite, dando fin da ora la disponibilità da parte delle 12 residenze del Mugello, Valdarno, Firenze sud e città che aderiscono ad Arat per un totale di circa 700 ospiti.
"Ne abbiamo parlato in assemblea con altre associazioni proprio pochi giorni fa: sarebbero un aiuto per i dipendenti onesti e un supporto per le famiglie dei nostri ospiti. Nel rispetto delle precise regole sulla privacy e sulla gestione delle immagini, siamo da subito favorevoli a installarle. Chi si impegna in questo percorso professionale lo fa perché ci crede. Ho conosciuto imprenditori seri e appassionati. Ma anche stanchi di essere equiparati a chi usa violenza. Per questo siamo arrivati a dire che le telecamere non sono per noi un tabù. Se mi posso permettere il paragone calcistico, noi non abbiamo paura della moviola in campo. Se la tecnologia può aiutare il nostro lavoro, ben venga. Tutto pur di aiutare i nostri pazienti e i loro parenti".