Martina, chiesto rinvio a giudizio per i due giovani. Accusa? Caduta per fuggire lo stupro

La studentessa morì giù dall'albergo alle Baleari. Dalla testimonianza della cameriera che parla di averla vista buttarsi alla traiettoria che pare indicare il contrario

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 12 febbraio 2017 - Dovranno difendersi nell’aula del Gip dall’accusa di aver provocato la morte della studentessa genovese Martina Rossi, mentre fuggiva da un loro tentativo di violenza sessuale nell’hotel di Palma di Maiorca. Sono Alessandro Albertoni, studente universitario, e Luca Vanneschi, piccolo imprenditore, entrambi di Castiglion Fibocchi, poco più che ventenni. Ora c’è la richiesta di rinvio a giudizio, dopo l’avviso di chiusura indagini.

L'accusa? Martina fuggì nel terrazzo della stanza per scappare dai due che volevano stuprarla, cercò di scavalcare la ringhiera per rifugiarsi nella camera adiacente ma perse la presa a causa dei teli da mare bagnati e precipitò. L'ipotesi concorda con quella del Pm genovese Biagio Mazzeo ma contrasta con i risultati dell’inchiesta condotta in Spagna.

Uno scenario quest’ultimo che si basa sulla testimonianza della cameriera che racconta di aver visto Martina scavalcare la balaustra e buttarsi «volontariamente» dal sesto piano. La principale carta della difesa, anche se una perizia dice che non può aver visto tutto quello che dice.

Di là c’è la dinamica della caduta: a candela, il che contrasta con lo slancio di un suicidio. Il graffio sulla faccia di Alessandro, che lui giustifica dicendo che lei si svegliò all’improvviso aggredendolo. E le intercettazioni nella stanza della procura di Genova in cui Albertoni e Vanneschi attendevano di essere interrogati: «Stai tranquillo, non parlano di violenza sessuale». In un momento in cui, secondo l’accusa, allo stupro non aveva ancora accennato nessuno.