Nel museo dell’Avanzo di Balera «C’è il capello di Pippo Baudo»

La Wunderkammer di Francesco Maria Rossi: kitsch, trash e tanto altro

MUSEO DI SE STESSO Francesco Maria Rossi

MUSEO DI SE STESSO Francesco Maria Rossi

Arezzo, 3 luglio 2017 - Si tratta di un accumulatore seriale. Dentro il suo personale museo del kitsch e del trash ha collezionato centinaia e centinaia di oggetti, ormai stratificati nella wunderkammer di Soci. Francesco Maria Rossi, scrittore e organizzatore culturale, noto al grande pubblico come uno del trio comico degli Avanzi di Balera dice: «Tento di guarire ma si è quello che non si butta via». Tra gli oggetti più curiosi c’è «il capello di Pippo Baudo, trafugato durante una pausa di ‘Vota la voce’ ad Arezzo, tinto color mogano e custodito in una cornice corredata da autografo».

Si va da Le Mie prigioni di Silvio Pellico a La Mia prigione di Fabrizio Corona, c’è il souvenir della gondola di Venezia, un cartello affisso in un incrocio della Valtiberina «Me sposo, scusete n’ho fato aposta», il portachiavi a forma di bara delle pompe funebri. E poi il Viagra in pezzatura gigante. «Ci sono il pallone d’oro e il codice deontologico di Banca Etruria - spiega Rossi - il cartello luminoso con la scritta sex in progress utilissimo per avvertire gli altri, e la vera piuma di San Michele arcangelo che ho raccolto personalmente. Sono centinaia e centinaia di pezzi, è una stanza sedimentata in modo geologico con tanto di frane interne».

Adesso per guarire dalla sindrome da accumulo compulsivo ha partorito un progetto rurale. «Un percorso che parte dall’accumulo seriale per cercare di arrivare ad una presunta guarigione passando per gradi intermedi - dice lui - così ho realizzato la raccolta rurale di strumenti del mondo agricolo, poi il museo del kitsch, trash e camp, il focolare dei ricordi, il presepe concettuale, fino ad arrivare a questo grande progetto nato alle 12,30 del 23 novembre 2010 quando mi sono museificato alla presenza dell’inventore degli ecomusei De Varine. Io vorrei essere un museo di me stesso in itinere, integrato con gli spazi esistenti, che si trovano a casa Rossi a Soci, ma vivido dell’immaterialità del gesto concettuale». Francesco Maria Rossi insomma si espone e lo fa andando in giro per Arezzo. Ma i suoi musei materiali si possono vedere su appuntamento in Casentino, a Soci. «Faccio visite guidate - dice Rossi - c’è un pubblico di curiosi. Ci tengo a dirlo, i miei musei non sono mai stata visitati da Vittorio Sgarbi. All’interno ci sono cose materiali ma anche concettuali. L’accumulo compulsivo è riconosciuto come disturbo e io cerco di curarlo incentivandolo, definendolo. Il kitsch per me non è un fatto negativo, ma un’espressione necessaria. Senza cattivo gusto non ci sarebbe vita».