Botte e minacce dal fidanzato: lei chiede aiuto, lui condannato

Una trentenne per tre mesi sottoposta a violenze e minacce dal fidanzato. A lui la condanna a quattro mesi

Violenza contro le donne (foto d'archivio)

Violenza contro le donne (foto d'archivio)

Arezzo, 6 febbraio 2016 - E' bastato uno sguardo della poliziotta per capire la tragicità di tutta una vita. Quella di una trentenne napoletana che da tre mesi era sottoposta a violenze  e minacce. 

«Se non fosse intervenuta la polizia sarebbe stata la fine». Così racconta la sua storia. Una storia fatta di violenze e minacce subite da quello che pensava essere l’uomo della sua vita. Lui è un marocchino dell’86 di cui si era innamorata profondamente, fino a decidere di andare a convivere. Appena tre mesi insieme, a condividere la colazione, il risveglio della mattina, insomma le piccole gioie del vivere insieme. In un baleno tutto trasformato in un incubo. «Pugni, schiaffi, testate e morsi. Un giorno sono finita in ospedale, ma non ho riferito che le lesioni derivavano dalle sue percosse» - racconta la giovane. Ma non solo botte, dopo quelle anche le minacce: «Se parli con qualcuno la faccio pagare cara a te e ai tuoi genitori». Una vita d’inferno quella che era costretta a vivere la giovane. Giorno dopo giorno era una escalation di violenze. Una sera l’uomo la costrinse a letto con lei.

Una volta sotto le lenzuola «mi prese a schiaffi e cominciò a sbattermi la testa contro il muro» - continua la dura testimonianza della donna. «Ho urlato forte “aiuto“, ma lui mi ha minacciata. Io ho cercato di fuggire ma mi ha tenuto stretta i polsi e le braccia». La donna cerca allora di difendersi, ma lui afferra un coltello. E’ in quell’istante che alla porta urlano «polizia, aprite». I vicini avevano sentito le urla della donna e avevano chiamato il 113. Entrano in casa due agenti, la poliziotta si avvicina alla giovane nascosta sotto le lenzuola. All’agente è bastato però un suo sguardo terrorizzato e un «aiuto» chiesto senza usare la voce, ma solo con le labbra per capire tutto.

«Si vesta e venga con me» - le dice. In quel preciso istante stava finendo il suo incubo. La donna decide di denunciare il fidanzato. All’ospedale riscontrano un trauma cranico, escoriazioni al torace, alle braccia e al collo. Pochi giorni di prognosi. Assistita dall’avvocato Pierangelo Peloni inizia il percorso in tribunale. Dopo otto anni la sentenza, l’uomo viene condannato dal tribunale monocratico a quattro mesi per minacce aggravate dall’uso del coltello. Intanto la donna si è rifugiato in un’altra città.