Caso-Bohème, Veronesi: “Io sarò comunque sul podio. Licenziamento? Vendetta politica”

Il maestro che ha diretto l’opera bendato: “Si sa che a Lucca ho fatto vincere il centrodestra, ritorsione politica”

Alberto Veronesi con la benda sugli occhi (foto Umicini)

Alberto Veronesi con la benda sugli occhi (foto Umicini)

Viareggio (Lucca), 17 luglio 2023 – "Io mi presenterò comunque sul podio per la Bohème. E se loro avranno un altro direttore d'orchestra chiederò anche i danni di immagine perché a questo punto si tratta di preservare la libertà di opinione. Sarebbe un precedente molto brutto per la cultura italiana e per la libertà in generale di questo Paese". A parlare all'Adnkronos, all'indomani della notizia della sua revoca al Festival Puccini da parte del presidente della manifestazione, Luigi Ficacci, è il maestro Alberto Veronesi. Che fa un'analisi di quanto accaduto a Torre del Lago qualche giorno fa, quando ha diretto l'orchestra indossando una benda nera in segno di presa di distanza dall'impostazione registica della rappresentazione dell'opera, scatenando intorno a sé una bufera mediatica.

Veronesi non la manda a dire: "Questo 'licenziamento' non è altro che una vendetta politica – affonda - Sia generica, perché mi sono opposto a voler condividere una regia che si è trasformata in una propaganda politico-ideologica. Sia, nel dettaglio, nei confronti delle mie posizioni anche alle ultime elezioni a Lucca, dove notoriamente ho fatto vincere il centrodestra. E siccome nel cda ci sono elementi legati alla parte che è stata battuta elettoralmente si sta consumando una vendetta. E il licenziamento per vendetta politica è una cosa molto grave e anticostituzionale".

Per il maestro milanese "qui si tratta della libertà di opinione. Perché se tu mi vuoi far firmare, come direttore d'orchestra e quindi dello spettacolo, un allestimento propagandistico basato sul pensiero della sinistra e io dico in modo garbato e silenzioso che non sono d'accordo con questa impostazione e tu mi allontani, allora stai punendo la libertà di opinione, che è sancita dalla Costituzione".

Veronesi ricostruisce la vicenda: "Io lo avevo già scritto al teatro in una lettera circostanziata il 7 luglio, in cui avevamo concordato che non ci sarebbe stato alcun riferimento di carattere ideologico e politico. Invece mi sono trovato una scenografia con la caricatura di De Gaulle, la stella a cinque punte, i pugni alzati al cielo".

 A quel punto, spiega Veronesi, "ho fatto una manifestazione silenziosa, gandhiana, indossando una mascherina, il che non è vietato da nessun contratto. Non ho detto una parola e il festival mi condanna dicendo che io avrei fatto delle dichiarazioni contro la rappresentazione. Non è vero: io non ho le ho mai fatte, non ho mai parlato, nemmeno in conferenza stampa". Il maestro osserva: "Io ho un contratto tecnico con loro, loro devono dire se l'orchestra è stata diretta bene o male. E su questo fronte ci sono resoconti che parlano di una rappresenta perfetta. Qui si sta parlando di una esecuzione tecnica: non c'è stato un solo sbaglio, cosa che si sente normalmente in tutte le opere dal vivo. Mi dimostrino dove ho sbagliato un attacco o una frase, me lo dicano". Quindi, conclude il direttore d'orchestra, "qui l'opinione diventa un reato, e non si possono sciogliere contratti sulla base ideologica. Non solo violentano i compositori e Puccini stesso: deve finire l'arroganza di chi detiene il potere di voler dire che devi sottoscrivere una ideologia politica quando canti o dirigi".