
L’attivista antispecista Barbara Bertuccelli usò il suo corpo per difendere il cinghiale dalla polizia provinciale
Prosciolta da tutte le accuse. A quasi due anni di distanza, si è chiusa la vicenda giudiziaria che vedeva coinvolta Barbara Bertuccelli, fondatrice del rifugio antispecista Alma Libre di Piano di Mommio. I fatti risalgono al dicembre del 2022: una mattina, un cinghialino fu trovato ferito a bordo strada in via dei Ghivizzani, ferito, presumibilmente dopo essere stato investito da un’auto. Sul posto intervennero un’associazione che si occupa del recupero della fauna selvatica, l’Asl, le forze dell’ordine e le militanti di Alma Libre, tra cui Bertuccelli. Una volta disposto l’abbattimento dell’animale, l’attivista frappose il suo corpo tra le canne del fucile e il cinghialino, implorando pietà per l’animale. Il risultato fu una denuncia a carico della stessa Bertuccelli, mentre l’animale fu finito a fucilate.
"Dai fatti avvenuti il 2 dicembre sono scaturite a carico di Barbara due differenti procedimenti penali – rievocano le attiviste in una nota –: il primo ha riguardato quanto riferito alla Procura della Repubblica di Lucca mediante la comunicazione di reato redatta dai pubblici ufficiali protagonisti dell’episodio, e cioè Asl, carabinieri forestali, polizia municipale, polizia provinciale; in essa veniva attribuita a Barbara la commissione di cinque reati: resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, istigazione a delinquere, diffamazione e inosservanza del provvedimento delle autorità. Il secondo è scaturito da un denuncia presentata contro Barbara per diffamazione da Vega Soccorso, con il suo presidente Massimo Pardini".
La fondatrice di Alma Libre è stata assistita nell’iter giudiziario dall’avvocata Alessandra Margara. E "in entrambi i procedimenti la Procura, valutati gli atti, ha formulato richiesta di archiviazione al gip; nel primo procedimento l’ispettore Landi della Polizia Provinciale si è opposto; si è tenuta dunque un’udienza di discussione del caso, nella quale l’avvocata Margara da una parte, e il difensore di Landi dall’altra, hanno esposto le proprie ragioni; all’esito della discussione il gip ha disposto, con provvedimento non impugnabile, l’archiviazione di tutte le accuse formulate a carico di Barbara, decidendo che tutto quel che lei aveva fatto e detto per salvare il cinghialino era legittimo e non rappresentava alcun reato. Il tribunale ha riconosciuto che l’azione portata avanti da Barbara, non solo a parole ma soprattutto frapponendo il suo corpo tra l’ispettore Landi e il cinghialino, è stata legittima".
L’archiviazione è arrivata anche nel secondo procedimento. "Vega Soccorso ha continuato a sostenere che Barbara avesse diffamato l’associazione scrivendo sui social che l’associazione, contrariamente al proprio dovere, non avesse tentato di salvare la vita del cinghialino – si legge ancora nella nota –; si è tenuta l’udienza di discussione e il gip, una volta ancora, ha disposto l’archiviazione della posizione di Barbara, ritenendo che non si ravvisasse una condotta criminosa. Pertanto, tutto quanto accaduto il 2 dicembre 2022, e nei giorni a seguire, con riferimento alle condotte di Barbara, è stato riconosciuto quale legittima espressione di forte protesta e tentativo di salvare la vita del cucciolo di cinghiale. In seguito alle archiviazioni, Barbara avrà la possibilità di valutare se proporre denuncia per calunnia contro chi l’ha costretta immotivatamente a subire ben due procedimenti penali".