"Troppe armi senza controlli veri Anche a chi ha problemi mentali"

Gabriella Neri perse il marito ucciso da un ex dipendente: una vicenda molto simil a quella di due giorni fa

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Una pistola e un soggetto disturbato: un connubio potenzialmente letale. E se due giorni fa è andata bene, in tante, troppe altre occasioni la tragedia ha finito per consumarsi. Lo sa bene Gabriella Neri, che con la sua associazione ‘Ognivolta Onlus’ si batte per portare nella società civile informazione e prevenzione sui danni irreparabili causati dalle armi: era il 23 luglio 2003 quando suo marito Luca Ceragioli, titolare della Gifas Electric di Massarosa, fu ucciso assieme al socio Jan Frederik Hillerm, da un ex dipendente con problemi conclamati e certificati, e che tuttavia aveva un regolare porto d’armi.

Nella vicenda di Torre del Lago ci sono aspetti simili alla tragedia della Gifas.

"Il dato rilevante è che abbiamo un soggetto con evidenti segni di squilibrio, già noto alle forze dell’ordine, che ha potuto metter mano alla pistola. In primo luogo, dobbiamo rilevare che quando viene fatto un Tso, il sindaco deve comunicarlo alla questura perché si controlli se il soggetto ha un porto d’armi. Ma è chiaro che nel caso in questione, dal controllo incrociato non sarebbe venuto fuori niente, perché l’arma era detenuta illegalmente. Chiediamoci se l’arma, invece, fosse del padre: anche in questo caso, qualcosa non avrebbe funzionato, sia che fosse l’arma di servizio, sia che fosse stata procurata in un altro modo".

Quindi?

"Il fatto riporta all’attenzione la necessità di controlli più stretti, specie nei casi di persone con disturbi psichiatrici".

L’accesso alle armi è troppo facile?

"Le norme ci sono, ma esistono delle falle. Sì, ottenere il porto d’armi è semplice: basti pensare che Luca Traini, autore della sparatoria a Macerata nel 2018, lo prese in 20 giorni. E’ chiaro che qualcosa non ha funzionato al momento del rilascio. E il rinnovo avviene ogni cinque anni, un lasso di tempo troppo ampio e che preclude la possibilità di un monitoraggio attento. Tante tragedie succedono per questo, a partire dal nostro caso, con soggetti che incorrono in gravi problemi psichici certificati, e ai quali tuttavia non vengono tolte le armi. Fa pensare che il fatto che in Italia non si sappia neanche quante armi circolano: c’è chi parla di otto milioni, chi dice addirittura dieci".

Daniele Mannocchi