Spesso si sente dire che Viareggio non è stata progettata per le macchine. È vero, e i risultati si vedono giorno dopo giorno in una quotidianità fatta di traffico, ingorghi e autisti spazientiti. Quando piove, poi, è da mettersi le mani nei capelli. E sull’estate, con l’invasione di turisti rigorosamente auto-muniti, stendiamo un velo pietoso.
Il cavalcavia. In una città tagliata a metà dalla ferrovia – nel recente passato, c’è stato anche un candidato sindaco che ha ipotizzato di "spostarla più a monte" (sì, era serio) – gli snodi per transitare da una parte all’altra sono inevitabilmente trafficati. Finché non è aperto il nuovo cavalcavia alle porte del Campo d’Aviazione, al passaggio a livello di via Comparini era lecito aspettarsi che qualche automobilista tirasse fuori la tenda da campeggio. Ma il punto peggiore è il "cavalcavia dei sospiri" di Viani, che nel tempo si è evoluto in un "cavalcavia degli affanni" di chi prova a passare dal centro al Varignano e viceversa.
La stazione. Anche in questo caso, a mettere i bastoni tra le ruote a una circolazione veicolare serena e tranquilla è la ferrovia. Il semaforo al sottopasso della Migliarina è micidiale e nelle ore di punta, nel coacervo di strade attorno alla stazione vige la legge del più veloce. Andiamo con ordine: chi arriva da nord, dopo aver superato il semaforo del sottopasso, deve guardarsi da chi arriva dalla stazione e contemporaneamente da chi prova a ’stappare’ via Rosmini, dove le auto s’incolonnano a velocità disarmante. A monte di questo ingarbugliamento, il semaforo di via Mazzini. Risultato: per arrivare dall’Esselunga a via Matteotti – un chilometro e spiccioli – nell’ora di punta ci vogliono anche 20 minuti. A piedi, ci si mette la metà.
Via Marco Polo. In salsa minore rispetto ai contesti precedenti, ma pure via Marco Polo, nel segmento dove insistono le attività commerciali, diventa un percorso a ostacoli. Anche perché a Viareggio cercare parcheggio a più di 30 passi dalla mèta è vissuto come una sconfitta.
Viale Colombo. Da via del Fortino a via Italica, un chilometro e 200 metri e una sfilza ininterrotta di semafori. Nel clou della stagione turistica, si sa quando si parte ma non quando si arriva.
Via Aurelia. Qua, almeno, i semafori sono stati sostituiti dalle rotonde. Ma c’è poco da fare: quando il volume di traffico aumenta – la mattina con l’ingresso delle scuole, oppure nel pomeriggio con l’uscita dal lavoro e i bambini che vanno accompagnati a fare attività sportiva – bisogna comunque armarsi di pazienza e rassegnarsi a viaggiare a passo d’uomo.
Via Provinciale. Entrare e uscire da Camaiore è sempre stata un’operazione un po’ lunga, se si è costretti a farlo in contemporanea con altre centinaia di persone. Ora che ci sono i lavori di potenziamento del muro di contenimento lungo il fiume, dal capoluogo a Capezzano si impiegano anche 20 minuti.
Andare in bicicletta fa bene alla salute: prima di tutto mentale.