
"Io, invalida, abbandonata da tutti". Domani inizia lo sciopero della fame
Passa le sue giornate tra il letto e la carrozzina. Quel poco di pensione che prende, lo spende per un po’ di fisioterapia, l’affitto e le bollette. Apre il frigo: a parte un paio di fette di cocomero e una busta di tortellini, gli scaffali sono vuoti. "È vita, questa?".
Grazia Stella, 69 anni, ha lavorato per tutta la vita. Faceva l’assistente domiciliare. Poi, poco dopo il traguardo della pensione, un’operazione andata male le ha sconvolto la vita: è rimasta invalida, "e nessuno, in questo Paese, pensa a noi handicappati. Per quel che interessa alla sanità e alle istituzioni, potremmo morire. E allora io muoio". Domani, la donna inizierà lo sciopero della fame, dopo aver iniziato quello de farmaci. "Prendo solo gli antidolorifici per non soffrire – racconta – e per il cibo, non mi resta nulla per fare la spesa. E in ogni caso, come faccio a farmi da mangiare seduta in carrozzina, senza nessuno che si occupa di me?".
La routine della 69enne, che abita a Piano di Mommio, è presto detta: "La mattina viene un’assistente del Comune – racconta –; mi lava e mi mette in carrozzina. Poi, all’ora di pranzo, arriva un’altra persona che mi aiuta a fare la pipì, se riesco a tenerla. E di sera c’è una persona che pago con le risorse dell’accompagnamento: mi mette a letto e se ne va". Per la notte, la donna poteva contare solo su se stessa. "Ma non posso dormire sulla schiena per i problemi che mi sono rimasti alla colonna vertebrale – spiega –; devo stare su un fianco, e per questo spendo un sacco di soldi in creme per evitare le pieghe. Dormo sulla plastica, perché nessuno può cambiarmi il letto se mi capita di non riuscire a tenere la pipì. E resto tutta la notte nel bagnato".
Di recente, per avere un aiuto, la donna è stata costretta, giocoforza, a concedere una stanza in comodato d’uso a una famiglia straniera – padre e figlio –, "almeno non resto da sola la notte".
E le istituzioni? "La pensione va via tra affitto, bollette e la fisioterapia, perché non mi aiuta nessuno. Un’assistente sociale del Comune è riuscita a farmi avere 900 euro di accompagnamento, fondi vincolati all’assunzione di una badante che però, con quella cifra, viene solo due ore la sera. Il resto del giorno lo passo da sola, senza nessuno che mi aiuti".
Una vita al limite, che ha spinto sull’orlo della disperazione anche una donna forte come Grazia. "Ho già comprato l’urna che conterrà le mie ceneri. Ogni tanto la guardo... Quando ho capito che la mia situazione era irrimediabile, ho chiesto il suicidio assistito. Per tutta risposta, mi hanno mandata dallo psichiatra. Io avrei bisogno di fare fisioterapia per non veder peggiorare la mia salute, avrei bisogno di qualcuno che mi aiuti. Non posso neanche farmi da mangiare. Ma noi handicappati siamo abbandonati. Sembra quasi che vogliano vederci morire, piuttosto che spendere risorse per aiutarci. E allora, meglio morire: avevo smesso di fumare, ora fumo 40 sigarette al giorno perché mi aiutano a non sentire la fame. Basta medicine, e da lunedì smetterò anche di mangiare. Tanto, di soldi per i pasti non me ne restano... ho dovuto pure comprare di tasca mia un sollevatore, perché i tempi erano infiniti. La famiglia? Ho una figlia, ma abita e lavora in un’altra città e ha due figlie a cui badare... e noi genitori dovremmo aiutare i figli, non pesare su di loro". Grinta e orgoglio da vendere, in una persona che la vita ha sottoposto alla più dura delle prove. "Mi hanno rovinato la vita e poi mi hanno abbandonato. E allora, se mi lasciano sola ad affrontare l’handicap, io non ci sto: lunedì smetto di mangiare".