di Gaia Parrini
Era il 1976 quando alcuni medici, sulla spinta pionieristica della medicina, e della sanità calcistica, proprio per la prevenzione e la cura, degli atleti, e dello stesso sport, diedero vita a Lamica, l’associazione dei medici italiani del calcio, che, da ormai 48 anni, organizza congressi e convegni per guardare all’innovazione, alla sperimentazione e al futuro della medicina, e del calcio. E che, quest’anno, per la prima volta, è stata ospitata all’Hotel Esplanade, ad un passo dal mare, con centinai di ospiti, da Marcello Lippi a Giorgio Del Ghingagro, sindaco di Viareggio, da Dario Albertini, presidente del settore tecnico Figc ai saluti, da remoto, di Umberto Calcagno, presidente Aic.
"Organizzarlo a Viareggio è stata una mia scelta: da toscano, avevo voglia di tornare sul mare, e mi piaceva farlo a 20 anni dall’ultimo congresso che ho tenuto qua, nel 2004, quando Marcello prese la Nazionale - racconta il presidente nazionale Lamica e medico campione del mondo, Enrico Castellacci - Mi premeva moltissimo e ha avuto un grande successo, con la partecipazione di medici di calcio, faculty, relatori e personaggi incredibili da tutta Italia". Ed è stata una due giorni di incontri, discussioni e relazioni, con un’attenzione particolare al professionismo nel calcio femminile e un focus specifico sulle lesioni del legamento crociato anteriore, sempre più frequente tra i calciatori, di alto e basso livello, e che comporta un’interruzione obbligata per l’atleta e, molto spesso, un’operazione.
"Intervento sì o no? - chiede, in collegamento, il professor Fabrizio Tencone, direttore del centro Isokinetic di Torino nel suo intervento “Prehabilitation o intervento chirurgico immediato dopo la lesione?“ - La scelta nel calcio sembra essere quella di tipo chirurgico, per cui i dati scientifici dicono che sia meglio con ricostruzioni precoci. “Subito è meglio“, si dice, ma spesso il subito non è possibile. E così si interviene con la pre abilitazione, e un tipo di attività che ha l’obiettivo di estendere il ginocchio, a non avere gonfiore e dolore e ad una buona andatura, in tempi che vanno dalle 3 alle 6 settimane". Per un problema, quello dell’infortunio al crociato, che colpisce sempre di più, ed è causato, tra le altre cose, dai tempi aumentati di gioco, e da quelli, invece diminuiti, di recupero. "È sempre più frequente perché si gioca di più e passa sempre meno tempo tra una partita e l’altra, cose che abbiamo giù denunciato, vanamente, a Uefa e Fifa. Per questo le argomentazioni trattate sono estremamente moderne - conclude Castellacci - Che sia la sessione del calcio femminile, arrivate al professionismo, una conquista a cui volevamo dedicare uno spazio specifico, alle novità recenti in medicina, traumatologia e cardiologia dello sport, così come la medicina degenerativa e l’uso delle cellule staminali. Noi siamo la medicina, e il nostro principio primario è sempre la tutela del giocatore, e del calciatore".