Direttore Parco. Gli ambientalisti sono contrari

Il coordinamento ambientalista critica la nomina temporanea di Riccardo Gaddi come direttore del Parco Apuane, sottolineando la necessità di aumentare il personale e avviare un nuovo bando. L'attività di escavazione e il Piano Regionale Cave stanno causando danni ambientali e sociali, mentre solo l'1% del marmo estratto viene utilizzato per scopi artistici. La promozione della partecipazione dei cittadini potrebbe contrastare questa situazione insostenibile.

Direttore Parco. Gli ambientalisti sono contrari

Direttore Parco. Gli ambientalisti sono contrari

Il coordinamento ambientalista apioversiliese punta il dito sulla recente nomina dell’ingegner Riccardo Gaddi per lo svolgimento temporaneo e parziale dell’incarico di direttore del Parco Apuane. "Poche settimane fa – dicono gli ambientalisti – abbiamo incontrato il presidente Andrea Tagliasacchi presentando una serie di istanze tra le quali l’aumento del personale con particolare riferimento ai guardiaparco. Alla luce di tale richiesta si chiede a Tagliasacchi di avviare quanto prima il bando per il nuovo direttore sottolineando che l’incarico a Gaddi, già direttore del Parco Migliarino San Rossore, ridurrà ulteriormente la forza lavoro in entrambi Parchi, impegnati nell’iter di adozione da parte della Regione dei rispettivi Piani Integrati da cui dipende la loro futura gestione. Un iter di per sé non trasparente: il nuovo Piano delle Apuane, porterà un aumento dell’attività di escavazione che ha già raggiunto importanti e devastanti risultati, in modo particolare grazie al Piano Regionale Cave imponendo un modello economico che priva le comunità locali delle risorse da cui dipende il loro presente e futuro (acqua, biodiversità, paesaggio, sicurezza idrogeologica), che ha trasformato le Apuane in un distretto minerario con riduzione progressiva di occupazione e coesione sociale. Solo l’1% del marmo estratto è destinato a fini artistici. Mentre a Seravezza l’amministrazione sottoscrive un accordo con Henraux per la cessione di demanio collettivo per l’imbarazzante cifra di 1 milione di euro rateizzati in 10 anni. Una situazione insostenibile che può essere contrastata con la promozione di una partecipazione attiva dei cittadini che può essere stimolata attraverso finanziamento della Regione tramite la legge sulla partecipazione".