"Sul Pabe delle Gobbie costruito in due anni di lavoro e annunciato dal sindaco Alessandrini e dall’assessore alle cave e all’ambiente Silicani come un Piano estrattivo definito modello, è calato un imbarazzante silenzio". Rosario Brillante portavoce del Cipit, Comitato indipendente per Partecipazione Trasparenza Informazione di Seravezza, fa presente come "Il piano di attivazione di 8 cave, prima in parete e poi in galleria è stato clamorosamente contestato dal lavoro d’indagine svolto dai tecnici della Regione". "I tecnici incaricati – spiega – hanno infatti rilevato carenze documentali e azioni non legittime. E’ risultata la necessità di un maggior dettaglio per il rischio idraulico presente in zona: proprio quanto presentato come un fiore all’occhiello da sindaco e assessore è risultata essere invece una forte criticità. Nel Piano approvato dal consiglio comunale si sono pure “dimenticati”, come hanno segnalato dalla Regione, di trattare i numerosi ingressi in galleria previsti in vicinanza di aree sottoposte a rigorosa tutela speciale ambientale; e persino di indicare strutture carsiche importanti, come quella presente nella Cava di Campo all’Orzo e pure nella cava Rigo. Questa è l’unica ad oggi attiva mentre le altre 7 cave previste sarebbe una riattivazione di cave dismesse da tempo: cosa non prevista dalle normative salvo a precise condizioni non presenti".
"Il piano ”dimentica” inoltre – insiste Brillante – che dove è avvenuta una rinaturalizzazione dei fronti non è possibile riaprire l’attività come, ad esempio, al Castellaccio. Come Cipit troviamo curioso che chi ha elaborato e fatto votare in consiglio comunale quel piano si sia dimenticato persino degli specchi d’acqua che hanno colmato le conche del Piastraio e di Conca Castellina. E come se non bastasse anche delle 3 grotte soggette a tutela, Tripikata, Tripitino e Buca. La Regione segnala che ne hanno “ricordata” agli atti solo una. Cipit aveva già segnalato all’Ufficio Cave del Comune che questo è un piano finalizzato principalmente all’attività estrattiva e non, come si affermava, al recupero ambientale. Il quadro negativo di un’operazione azzardata – chiude – si è poi completato nel mistero relativo alle volumetrie di marmo che si intende autorizzare e alla cosiddetta filiera lavorativa garantita. In 10 anni il Comune intende far portare a valle quanto previsto per 20 anni".
Fra.Na.