Al Teatro Jenco . La storia d’amore fra madre e figlia

Il monologo nasce dal romanzo di Michela Murgia . Offre una riflessione su eutanasia e maternità .

Domani alle 21 il cartellone di prosa del Teatro Jenco propone Accabadora dal romanzo di Michela Murgia (nella foto), Enaudi Editore. Spettacolo al femminile: monologo Carlotta Corradi, regia Veronica Cruciani, Maria Monica Piseddu e Anna Dalla Rosa. La Murgia racconta una storia ambientata in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria, a 6 anni, viene data a fill’e anima a Bonaria Urrai, sarta che vive sola e che all’occasione fa l’accabadora. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dallo spagnolo acabar e significa finire, uccidere; Bonaria Urrai aiuta le persone in fin di vita a morire. Maria cresce nell’ammirazione della nuova madre, più colta e più attenta della precedente fino a quando scopre la su vera natura. È allora che fugge in continemte per cambiare vita e dimenticare il passato. Anni dopo torna sul letto di morte della Tzia: è a questo punto che inizia il monologo di Carlotta Corradi, diretto da Veronica Cruciani. Maria, interpretata da Monica Piseddu, torna a casa della Tzia. E’ una donna o vorrebbe esserlo.La permanenza sul letto di morte della Tzia mette in dubbio le sue certezze. Dopo aver ripercorso il passato in un dialogo a senso unico con Tzia Bonaria – o con se stessa – Maria accontenta la donna che l’ha cresciuta e che altro non è che sua madre. Anche se va contro tutto ciò che è stata o pensava di essere. Lo spettacolo racconta una storia d’amore, tra una figlia e una madre non la madre naturale, ma l’altra madre. I due grandi temi che oggi chiameremmo dell’eutanasia e della maternità biologica o di fatto creano riflessione ma non sono mai centrali quanto l’amore e la crescita.