Il lavoro c’è, i giovani lo scansano. "Cassiere e macellai introvabili"

Umbria, imprenditori costretti a fare i salti mortali per reperire manodopera. Succede ai titolari di un supermercato

Gianluca e Danilo Ortolani gestiscono i negozi di famiglia a Pietralunga

Gianluca e Danilo Ortolani gestiscono i negozi di famiglia a Pietralunga

Perugia, 28 aprile 2023 – Il lavoro c’è, eccome. I giovani però lo scansano. I motivi sono i più svariati, ma intanto gli imprenditori fanno i salti mortali per mandare avanti le rispettive aziende, carenti come sono di manodopera e di addetti specializzati.

Soltanto nel 2022, la difficoltà di reperimento del personale è costata all’Umbria circa 508 milioni di valore aggiunto e ora rischia di tarpare le ali anche alla crescita futura (fonte Sistema Informativo Excelsior).

Le storie che vi proponiamo riassumono questo quadro. Gianluca e Danilo Ortali con l’insegna “Veo“ gestiscono a Pietralunga il negozio di famiglia (110 anni di storia sulle spalle) e un supermercato con il laboratorio di macelleria.

"Abbiamo faticato non poco – racconta Danilo – ad assumere una cassiera. Otto mesi per trovare una ragazza disposta a lavorare per noi. Stipendio 1.250 euro come partenza, contratto a tempo indeterminato, 14 mensilità più incentivi a fine anno, 6 settimane di ferie, 40 ore settimanali di impiego. Ancora più complicato reperire gli apprendisti per il banco della macelleria. Quasi impossibile. Per più di un anno abbiamo fatto la corte ad un ragazzo di Gubbio, che alla fine ha detto sì. Per sopperire al personale ho fatto turni massacranti e ho imparato anche a fare il macellaio altrimenti rischiavamo di chiudere. La nostra forza? La conduzione familiare e soprattutto la serietà con la quale mandiamo avanti le nostre aziende".

Come mai trovare personale è diventato peggio di una caccia al tesoro? «I giovani – osserva Danilo – hanno un modo di percepire la vita in maniera diversa rispetto a noi. Non è neanche il fattore soldi che li frena, ma disporre del tempo libero. Noi cerchiamo di essere molto friendly e aperti con i nostri dipendenti. La percezione però è che non c’è l’entusiasmo di mettersi in gioco e questo dispiace molto. Ai tempi dei miei genitori c’era la fila quando cercavi un dipendente. Dovevamo essere molto discreti sennò veniva il mondo davanti al negozio".

Altro settore, stesso problema. Roberto Orsini, 43 anni, ha una carrozzeria con sei dipendenti. "Una squadra consolidata, ma sono preoccupato per il futuro. Metà di loro - confessa - è vicino alla pensione e temo l’avvicinarsi di quelle date perché non c’è ricambio di manodopera. Io sono figlio d’arte. Ho iniziato a bazzicare l’officina da studente durante le vacanze per imparare il mestiere, racimolare qualche soldo e rendermi autonomo. Adesso? Non c’è più nessuno che chiede di lavorare l’estate. Neanche per un mese".