Vigili urbani in sciopero: l'Umbria si prepara a un giovedì "nero"

Centinaia i fischietti umbri che parteciperanno alla manifestazione nazionale indetta a Roma dal sindacato autonomo Ospol - Csa e condiviso dall'Anvu

Polizia municipale (foto di repertorio)

Polizia municipale (foto di repertorio)

Perugia, 10 febbraio 2015 - Un pullman da Terni e decine di automobili dal resto dell'Umbria. Saranno sicuramente più di duecento gli agenti di polizia municipale che giovedì prenderanno parte a Roma alla manifestazione nazionale dei vigili urbani, la prima mai organizzata dalla categoria su così vasta scala. Lo sciopero nazionale è stato indetto dalla sigla autonoma Ospol-Csa e condiviso dall'Anvu, ma non si escludono libere adesioni anche da parte dei vigili urbani non sindacalizzati. L'Umbria parteciperà con più della metà della forza disponibile. Sono circa 400, infatti, i pizzardoni umbri. A Roma dovrebbero andare un numero variabile tra i 200 e i 300. Gli altri resteranno ai loro posti di lavoro perchè alcuni servizi minimi non possono essere interrotti. Anche i vigili urbani dell'Umbria, come i loro colleghi di tutta Italia, prendono a pretesto quello che è stato fatto passare come uno scandalo nazionale (le assenze degli agenti di polizia municiaple di Roma nella notte del 31 dicembre 2014) per "mettere sul piatto tutte le questioni ancora in bilico da decenni". "E' ora di fare chiarezza una volta per tutte - tuona Giovanni Deangelis, responsabile per l'Umbria dell'Ospol-Csa - Il Governo ci deve dire chi siamo e cosa dobbiamo fare. Quando c'è da fare sicurezza partecipando alle manifestazioni di protesta o agli eventi sportivi siamo poliziotti come gli altri, ma quando chiediamo il rispetto dei diritti previsti per i poliziotti allora no...A quel punto siamo semplici impiegati comunali. Così non abbiamo più nemmeno l'equo-indennizzo, tanto per citare un esempio concreto. Ci assegnano la pistola, con tutte le responsabilità che da questo possesso derivano - aggiunge Deangelis - ma solo per difesa personale, non è un'arma di ordinanza come per altre forze di polizia. In pratica si tratta di un semplice porto d'armi del tutto analogo a quello di un privato. Però i Comuni e anche i cittadini ci chiedono di fare sicurezza. Se ci capita un caso come quello del benzinaio veneto intervenuto a difesa della commessa di una gioielleria oggetto di rapina, cosa dovremmo fare? Se spariamo come ha fatto il benzinaio seguiamo esattamente la procedura che si sta seguendo per lui: veniamo incriminati per eccesso di difesa. Anche in caso di un conflitto a fuoco tra terze persone: ci chiedono di intervenire, ma non possiamo agire. Il vigile urbano - conclude Deangelis - viene considerato dal Governo come un essere ibrido, giuridcamente adattabile alle condizioni che fanno più comodo. E questa storia deve cessare. Una volte per tutte.