Perugia, la provincia resta rossa Ma intanto riaprono le estetiste

L’ordinanza della Regione scade il 21 ma già si pensa alla proroga e alla zona arancione rinforzata nell’area Ternana. Secondo Crisanti invece serve un "lockdown chirurgico"

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Perugia, 18 febbraio 2021 - La zona rossa sarà prorogata in provincia di Perugia per almeno una settimana, se non due. E’ il provvedimento che la Regione dell’Umbria si appresta a prendere dopo l’ennesimo aggiornamento con la Sanità che avverrà oggi.

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I contagi anche ieri hanno toccato quota 438 su 8100 tamponi di cui 3.600 antigenici ma la preoccupazione maggiore è legata alla pressione sugli ospedali con 554 ricoveri (7 in più che, considerando gli 11 decessi, sono maggiori) di cui 83 in terapia intensiva e 87 positivi nelle Rsa. Solo l’ospedale di Perugia conta 147 ricoverati nelle degenze Covid e 26 in Terapia intensiva. Per fare spazio ai malati gravi sono state trasformate anche le sale chirurgiche della Stecca Trancanelli.

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Al vaglio di Palazzo Donini anche la zona arancione ’rinforzata’ in provincia di Terni: nonostante i numeri in calo infatti il rischio è legato alle zone di confine dove il contagio ’spinto’ dalle varianti potrebbe arrivare, come già accaduto sia in Toscana che nelle Marche. In tutta Italia il ’caso-Umbria’ continua a far discutere anche dopo l’appello di epidemiologi e clinici umbri al lockdwon. "Le zone rosse possono funzionare ma se abbiamo dei focolai con variante brasiliana e sudafricana questo tipo di zona non puo’ bastare: bisogna chiudere" ha detto il virologo Andrea Crisanti a ’Un giorno da pecora’. "In quelle zone – ha spiegato – servono misure draconiane, perché se si diffondono queste varianti abbiamo eliminato l’arma che abbiamo, il vaccino".

Secondo Crisanti serve "una doppia strategia, di medio contenimento con zone arancioni e zone rosse, le quali potrebbero andare bene in determinate situazioni. Ma dove c’e’ la variante brasiliana bisogna bloccare tutto ed impedirgli di diffondersi". Crisanti ha poi ricordato che "in Italia ci sono un paio di focolai, in Umbria e in Abruzzo, in questi casi– ha concluso – bisogna chiudere tutto, fare un lockdown chirurgico".

Anche il presidente della Fondazione Gimbe ha citato le "situazioni molto critiche come quelle dell’Umbria in cui le nuove varianti hanno determinato rapidamente un’impennata dei casi e la saturazione di ospedali e terapie intensive" che "potrebbero improvvisamente esplodere ovunque, visto che le varianti del virus circolano in maniera sostenuta ormai in tutto il Paese".

Intanto però in Umbria riaprono tutti i centri estetici situati nei comuni ricompresi nella “zona rossa” in quanto equiparati alle altre attività previste per “i servizi alla persona” che possono essere svolte, sulla base di quanto stabilito dal Dpcm del 14 gennaio scorso. Lo ribadisce in una nota la Regione ricordando quanto stabilito da una sentenza emessa martedì dal Tribunale amministrativo del Lazio, in accoglimento di uno specifico ricorso presentato da un centro estetico laziale.

Con una lettera, la Regione Umbria ha inviato copia della relativa sentenza del Tar del Lazio alle Prefetture di Perugia e Terni, all’Anci Umbria, alle Province di Perugia e Terni, a tutti i Comuni della provincia di Perugia ed a quelli di Amelia e San Venanzo ed alla Camera di Commercio regionale.

Nella lettera si richiama la sentenza che ha annullato il punto del Dpcm del 14 gennaio 2021 nella parte in cui escludeva gli “estetisti” dai servizi alla persona erogabili in “zona rossa”, e si specifica che "con decorrenza immediata anche nei Comuni umbri individuati con le ordinanze 14 e 16 del 2021 quali territori caratterizzati da uno scenario di contagio Covid di massima gravità e da un livello di rischio alto, i centri estetici possono prestare i propri servizi alla persona".

Eri.P.