
"Non andare in chiesa" . In tre picchiano ragazzo perché ha abbandonato la religione islamica
Si è visto sbarrare l’ingresso al bar: "No, tu non entri. Non sei un vero musulmano, frequenti la chiesa dei cristiani". Chi gli aveva impedito di entrare, che conosceva di vista, lo ha preso per il collo e gli ha strappato una collanina. Era solo l’inizio di una violenza che lo aveva fatto finire a terra ed essere preso a calci anche da altri due uomini che nel frattempo si erano aggiunti. Botte anche all’amico che era con lui e che, poi, era riuscito ad allontanarsi.
Pestato perché frequenta la parrocchia di Ponte San Giovanni, frazione di Perugia, e perché si è avvicinato alla religione cattolica. Vittima di aggressioni con l’aggravante della discriminante religiosa. Lui è un giovane tunisino, da anni a Perugia, badante in una famiglia del posto. In tre, suoi connazionali di 40, 42 e 51 anni, sono stati arrestati in esecuzione delle misure cautelari disposte dalla gip di Perugia.
"È un ragazzo a posto", dicono alla parrocchia che frequenta, "lavora seriamente e, nel tempo, ha maturato la decisione di avviarsi a una religione diversa dalla sua". Una scelta che, secondo il racconto di chi lo conosce, ha maturato un po’ per volta, prima vivendo con una famiglia in Francia dove era stato accolto, poi in Umbria dove lavorava. La notizia degli arresti dei suoi aggressor lo raggiunge fuori regione, dove si trova insieme alle persone che assiste per un periodo di vacanza. one, si racconta ancora, che non immaginava. Ma la sua scelta di conversione non è stata intaccata dalle botte. Perché il percorso - che lo porterà a essere battezzato - non l’ha abbandonato: sospeso, inizialmente, per far calmare le acque, ma poi ripreso dopo mesi in cui, secondo quanto ricostruito, il 28enne avrebbe evitato di frequentare i luoghi dove era solito recarsi, come il bar davanti al quale è stato aggredito.
Ma intanto le indagini, partite dalla sua denuncia, andavano avanti, accogliendo nuovi elementi da parte della presunta vittima che, cinque giorni doppo la prima querela, ne ha dovuto aggiungere una seconda.
I fatti: 12 novembre 2023, è sera. Dopo una festa avviene la prima aggressione, lui scappa e va a denunciarla alla polizia. Ha anche filmato l’accaduto. I segni di quel pestaggio, in parrocchia, li hanno poi visti in molti. E in tanti gli avevano raccomandato prudenza finché la situazione non avesse preso una piega più rassicurante. Cinque giorni dopo – nello stesso bar – uno dei presunti aggressori llo avrebbe avvicinato invitandolo a ritirare la denuncia. Al suo rifiuto, le violenze si sarebbero ripetute. Preso per il bavero della giacca, insultato, minacciato di morte, nonostante i postumi del primo pestaggio, nel quale aveva rimediato la frattura di una vertebra. Una volta acquisite le denunce e le testimonianze, anche divergenti tra loro nel racconto dei sospettati, gli investigatori della Digos della questura di Perugia hanno messo insieme i tasselli, coordinati dalla Procura, rilevando l’aggravante della discriminazione religiosa che il giudice ha confermato nell’ordinanza, eseguita poi all’alba di ieri.
Ferma condanna dalla comunità islamica perugina: "In nessun modo il Corano ostacola la libertà di abbracciare una fede diversa né dà a qualcuno la possibilità di decidere sulle scelte altrui" commenta Maymouna Abdel Qader, portavoce e referente per il dialogo interreligioso. "Ci dissociamo da quello che è accaduto e lo condanniamo senza esitazione. Invitiamo questo ragazzo a venirci a trovare, lo accoglieremo come un fratello al di là della sua scelta".