Accusa di omicidio stradale. Michele Bravi patteggia

Il giovane e notissimo cantante tifernate ha avuto la pena di un anno e sei mesi. Lo scontro avvenne a novembre 2018: morì una donna in sella a una moto

Michele Bravi

Michele Bravi

Citta’ di Castello, 10 luglio 2020 - Michele Bravi ha patteggiato un anno e sei mesi – pena sospesa e non menzione – nel procedimento che lo vedeva coinvolto per omicidio stradale. È stato ratificato dal giudice per le udienze preliminari di Milano Aurelio Barazzetta il patteggiamento a un anno e 6 mesi per il cantante ventiquattrenne Michele Bravi, accusato di omicidio stradale per l’incidente del 22 novembre del 2018 nel quale era morta una donna di 58 anni che stava viaggiando in sella ad una moto.

Nella scorsa udienza, mesi fa, l’avvocato difensore di Bravi, il legale Manuel Gabrielli, in accordo con il pm Alessandra Cerreti aveva presentato la proposta di patteggiamento accolta in queste ore dal giudice. Non è entrata nel procedimento, dopo alcune osservazioni della difesa, l’Associazione familiari vittime della strada che aveva chiesto di essere parte civile nel corso delle udienze precedenti. Il patteggiamento prevede la sospensione e la non menzione della pena nel casellario giudiziale. Bravi -vincitore di X Factor nel 2013 e che partecipò nel 2018 a Sanremo con "Il diario degli errori" - era a bordo dell’auto che, il 22 novembre di due anni fa in via Chinotto, era stata coinvolta nell’incidente in cui morì la donna di 58 anni in sella a una moto.

L’ex vincitore di X Factor aveva chiamato i soccorsi, la donna era stata trasportata al San Carlo, ma poco dopo morì. Bravi aveva anche scritto una lettera alla famiglia della donna pochi mesi dopo l’incidente manifestando il dolore che provava e "la sua vicinanza e il vuoto per quello che era successo". Lo stesso artista aveva poi raccontato del doloroso percorso che aveva seguito per lenire il trauma provocato nella sua vita da questo incidente, nel corso di un’intervista televisiva commovente rilasciata in esclusiva a Verissimo.

«Ho avuto paura di impazzire – aveva confessato con dolore –, ma un ragazzo mi ha salvato aiutandomi ad entrare in terapia. Avevo perso completamente il confine tra quello che era reale e quello che non lo era. Non riuscivo neanche piu` a capire se chi mi stava vicino era vero o no _ aveva rivelato l’artista _ Piu` vero di altre cose che vedevo o sentivo. Infine ho cercato di rimanere a contatto con il reale, ma e` stato impossibile. Un crollo totale". Adessola vicenda, dal punto di vita della Giustizia, almeno, è arrivata a un punto fermo.