DANIELE CERVINO
Cronaca

Marco Brusco "Basta violenza sui campi di calcio"

L’avvocato perugino, giudice sportivo del Comitato regionale per 30 anni, è stato nominato componente della Corte d’appello Figc

L’avvocato Marco Brusco

L’avvocato Marco Brusco

Una carriera brillante. E un nuovo incarico alle porte. L’avvocato perugino Marco Brusco, 59 anni, è stato nominato componente della sezione consultiva della Corte Federale d’Appello della FIGC. Lui, nativo di Cosenza e perugino d’adozione (nel capoluogo si è laureato nell’89 in giurisprudenza) è stato giudice sportivo del Comitato Regionale Umbria per circa trent’anni. Appassionato di musica (suona il sax accompagnando spesso la moglie Alessia Cigliano con un gruppo musicale) e organizzatore tra gli altri del Premio Villa Buitoni, Brusco si è speso con competenza in favore del movimento calcistico regionale. E il nuovo incarico a livello nazionale - come ha annunciato la Lega nazionale dilettanti Umbria - "rappresenta un motivo di vanto ed orgoglio".

Brusco, lascia il Cru della Federcalcio dopo tanti anni.. "Non è stato facile dare le dimissioni nel giugno dello scorso anno, dopo 29 anni di ininterrotta attività. L’esperienza che ho maturato è stata importante e mi ha arricchito tantissimo, sia dal punto di vista umano che professionale. Ma dopo così tanti anni era giusto “passare” la mano, anche se il mio cuore rimarrà sempre nei campi dilettantistici umbri".

Var, moviole, Goal Line Technology: che impatto hanno avuto e come è cambiato il suo ‘mestiere’ in questi anni? "Non vi è dubbio che tali strumenti abbiano avuto un impatto incredibile soprattutto per gli arbitri ma, riguardo all’attività del giudice sportivo, hanno avuto una influenza soltanto indiretta e di scarso rilievo".

Si verificano ancora troppi casi di violenza e razzismo in campo. Quali sono stati i casi più spinosi che ricorda? "I casi di violenza e quelli di razzismo costituiscono, soprattutto nei campionati dei dilettanti, un problema davvero duro da estirpare. Negli anni sono aumentate costantemente le sanzioni finalizzate a porre un serio freno al problema, ma il problema rimane. Sicuramente importante appare la norma recentemente introdotta che ha equiparato gli arbitri ai pubblici ufficiali, di guisa che chiunque commetta atti di violenza nei confronti di un arbitro durante o, comunque, in occasione di una manifestazione sportiva, rischia pene detentive molto severe".

Cosa si puo’ fare per eliminare la violenza nello sport? "Deve cambiare la mentalità di tutti coloro che, a vario titolo, partecipano ad un evento sportivo. Il problema è soprattutto culturale. Si deve capire che anche l’eventuale errore dell’arbitro rientra nella normale fisiologia di una partita di calcio ma, soprattutto, che i gesti di violenza non sono mai giustificabili, men che meno in occasione di una partita di calcio. E’ compito delle società di calcio, delle famiglie, della scuola ma, soprattutto, di noi tutti far comprendere ai giovani (ma anche ai non più giovani) che vittoria e sconfitta sono facce della stessa medaglia e, soprattutto, che l’errore è umano e deve essere accettato".

E oggi questo nuovo incarico a Roma... "Non vedo l’ora di iniziare. Credo che a breve vi sarà la prima riunione conoscitiva ed organizzativa e subito dopo ci metteremo al lavoro. Ma vorrei ringraziare chi ha reso possibile tutto ciò: il dottor. Federico Centrone che, per primo, nel lontano 1995 mi volle come giudice sportivo del Comitato Regionale Umbro, il compianto Cavalier Burini che, successivamente, confermò tale nomina e soprattutto Luigi Repace che negli ultimi 23 anni mi ha sempre voluto al suo fianco. Ma voglio ringraziare anche questa fantastica famiglia che è il Comitato Regionale Umbria e tutto il movimento dilettantistico regionale che in questi lunghi anni mi ha consentito di maturare quell’ incredibile esperienza che ha reso possibile questa prestigiosa nomina".