L’accusa: autoriciclaggio. Sequestro di immobili per 1,5 milioni di euro. L’imprenditore è nei guai

Gualdo Tadino, sigilli della Finanza a un intero complesso: ci sarebbero state irregolarità per riacquistarlo, in un’asta, dopo il pignoramento.

L’accusa: autoriciclaggio. Sequestro di immobili per 1,5 milioni di euro. L’imprenditore è nei guai

L’accusa: autoriciclaggio. Sequestro di immobili per 1,5 milioni di euro. L’imprenditore è nei guai

Scomparire per poi riapparire, dietro la "copertura" di un’azienda con sede all’estero. Senza un capitale da poter sequestrare per poi aggiudicarsi, con i capitali sottratti al fisco, l’asta dei propri beni immobili. È quanto ricostruito e contestato a un imprenditore gualdese, indagato dalla Procura della Repubblica di Perugia che ipotizza, a suo carico, il reato di autoriciclaggio. I finanzieri del comando Provinciale di Perugia, su delega della Procura della Repubblica del capoluogo umbro, hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro emesso dal gip, trovando, questa volta, beni da "sigillare", per un valore di un milione e mezzo di euro. L’indagine ha riguardato presunte irregolarità nell’ambito di un’asta pubblica per la vendita di alcuni immobili che si trovano proprio a Gualdo Tadino. Gli immobili, riferisce la Procura, erano stati precedentemente pignorati e, di fatto, secondo le indagini, sarebbero stati riacquistati dallo stesso destinatario del pignoramento attraverso un articolato sistema per nascondere il suo diretto interessamento. Il principale indagato era destinatario già di un sequestro preventivo rimasto ineseguito, non essendo stato possibile individuare denaro e beni a lui riconducibili. I beni immobili, secondo quanto ricostruito dalla Guardia di finanza, sono stati acquistati da una società con sede a Torgiano, costituita appena 23 giorni prima dell’asta giudiziaria.

Tra i soci figurano anche il genero dell’indagato e una società estera, con sede in Repubblica Slovacca, che avrebbe come azionista di riferimento lo stesso imprenditore pignorato. Sempre secondo le indagini, i fondi sono stati prima trasferiti sui conti correnti della società con sede a Bratislava e poi sarebbero stati fatti rientrare in Italia attraverso la società di comodo di Torgiano che serviva da ulteriore schermo. Attraverso questo sistema, l’indagato avrebbe reimpiegato i proventi dell’evasione fiscale, dallo stesso realizzata negli anni dal 2013 al 2018, per acquisire gli immobili già pignorati alla propria società, poi affittati a una società della figlia.

Il provvedimento di sequestro riguarda 12 unità immobiliari e un terreno, sempre nel territorio comunale di Gualdo Tadino.

Luca Fiorucci