"La questura di Perugia torni di serie A"

Il declassamento nel 2018. Ora il Siulp spinge sul cambio di fascia: "Servono uomini e mezzi. Il capoluogo ne ha diritto"

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di Erika Pontini

"La questura di Perugia deve tornare ad essere un Ufficio di serie A". Con tutto il carico di mezzi, organici e peso specifico che il collocamento in fascia alta – in cui il capoluogo si trovava prima del declassamento con altre 19 città tra cui Firenze, Catania, Torino e Reggio Calabria – si trascina dietro.

La richiesta forte, che potrebbe fare breccia al Viminale, arriva dal Siulp di Perugia, il maggior sindacato di polizia e prende in considerazione alcuni temi caldi: "La questura di Perugia, gestisce numeri di serie A: 60mila immigrati (soprattutto albanese e marocchina), gli spacciatori di Fontivegge che sono ancora una spina nel fianco per cittadini e forze dell’ordine, le indagini sui circoli dell’islamismo estremo visto che il capoluogo è stato, ed è un crocevia da monitorare", spiega il segretario, Massimo Pici che si è fatto portavoce della richiesta con il segretario nazionale del sindacato.

La parabola discendente della questura inizia nel 2017-2018 con il Piano di revisione del Viminale che – secondo il Siulp – prende in considerazione solo le statistiche su reati e popolazione e non il ’contesto’ in cui si colloca Perugia: sede di Corte d’appello, con una procura in prima linea per le indagini delicatissime sulle toghe romane, un’Università per Stranieri importante, Assisi palcoscenico internazionale per i grandi eventi e situazioni di microcriminalità diffusa da gestire soprattutto in alcuni quartieri, come Fontivegge. Un carico di lavoro difficile da organizzare con gli attuali organici della questura. Basti pensare che la stessa squadra mobile, alla quale sono demandate le indagini più complesse, si trova a fare i conti con pochi uomini e mezzi, quasi dimezzati rispetto agli anni del grande impegno anche sul fronte della lotta allo spaccio, da sempre tallone d’Achille di Perugia.

Come testimoniano gli stessi dati, allarmanti, contenuti nella Relazione al Parlamento sulle politiche antidroga uscita nei giorni scorsi: in Umbria nel 2020 ci sono state 19 vittime per overdose, 10 in più rispetto al 2019, nonostante la pandemia.

Il ’salto’ di qualità della questura arrivò proprio negli anni caldi del giallo di via della Pergola e nel capoluogo retto da un dirigente generale arriverarono le prime linee della polizia: Niccolò D’Angelo e gli attuali prefetti Carmelo Gugliotta e Francesco Messina, attuale Direttore centrale Anticrimine della Polizia di Stato. Poi la decisione di cambiare fascia: da A a B.

"E ciò che è accaduto sulla base di parametri legati in grande percentuale alla sicurezza (numero e tipologia di reati evidenziati dalle statistiche) e in misura decisamente minore al contesto (collocazione geografica e dotazione di enti e infrastrutture). In realtà, a ben guardare, lungi dal doversi affidare alle mere statistiche – spiega ancora Pici – , ma tenendo invece presente i dati e i pericoli reali, Perugia è finita per essere esclusa dai piani nazionali più complessivi legati alla sicurezza e all’ordine pubblico".

Il sindacato cita, uno per tutti, i rinforzi in termini di sicurezza che sarebbero necessari per Fontivegge. "All’epoca il numero degli uomini a disposizione del questore faceva la differenza: ora abbiamo sempre “grandi generali” ma senza un esercito che possa intervenire sul tessuto reale, sui piccoli o grandi teatri del territorio".