Il vino orvietano nella “top ten“. È al sesto posto tra gli autoctoni

Classifica nazionale delle vendite stilata da Coldiretti ed esposta alla manifestazione di Verona

Un sesto posto nella classifica nazionale delle vendite che fa ben sperare e che sopratutto rappresenta un premio agli sforzi compiuti finora dagli imprenditori del settore enologico. Il prezioso riconoscimento per il vino di Orvieto è venuto dal Vinitaly di Verona. Sono ifnatti i vini autoctoni a fare segnare i maggiori incrementi delle vendite, dal Cerasuolo abruzzese al Nebbiolo piemontese, a conferma di una scelta sempre più territoriale nei gusti degli italiani. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti che nel proprio stand al Vinitaly ha esposto la top ten delle bottiglie che in Italia sono cresciute maggiormente nei consumi, sulla base dei dati Circana. In vetta si piazza per la prima volta un vino rosato, il Cerasuolo d’Abruzzo, con un vero e proprio boom in volume del 19,7% che conferma la crescita dei rosé nelle preferenze. Al secondo posto troviamo il Grillo di Sicilia (+12,2%) che precede di poco il Pecorino, tipico di Marche e Abruzzo (+12%). In quarta posizione La Lugana di Lombardia e Veneto (+9,5%), poi la Ribolla friuliana (+8%), davanti all’Orvieto da Lazio e Umbria (+7,6%) e al Friuliano (+7,2%). All’ottavo posto c’è il primo vino rosso della classifica, il Primitivo della Puglia (+5,2%), seguito da Valpolicella Ripasso (+4,6%) del Veneto e dal Nebbiolo (+4,2%) caratteristico del Piemonte ma anche della Lombardia. L’aumento delle vendite dei vini autoctoni, secondo l’analisi di Coldiretti è in netta controtendenza rispetto all’andamento complessivo delle vendite di vino che nel 2023 hanno fatto registrare un calo in volume del 3,3%. Il segnale del fatto che il futuro del Vigneto Italia dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali. Una tendenza che vale a maggior ragione per i produttori orvietani il cui prodotto porta lo stesso nome del territorio di provenienza.

Cla.Lat.