Il Tar congela la caccia ad alcune specie Fino al 4 ottobre sarà vietato sparare

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Una stagione venatoria contraddistinta da polemiche e dietrofront, quella che sta per tagliare il nastro in Umbria. Il Tribunale amministrativo regionale, infatti, con decreto cautelare numero 119 del 792022, ha sospeso in via cautelativa l’efficacia di alcune parti del calendario venatorio approvato lo scorso 5 agosto da Palazzo Donini.

Per effetto del decreto, immediatamente efficace, che posticipa l’apertura della caccia a varie specie (come suggerito alla Regione , invano, dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) fino ad almeno il 4 ottobre, quaglia, beccaccia, alzavola, marzaiola, germano reale, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, mestolone, porciglione, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano e starna, nonché tutta la piccola selvaggina non potranno essere cacciate in Umbria.

Il ricorso è stato promosso da Wwf, Lipu, Lac, Lav, Legambiente ed Enpa, patrocinate dall’avvocato Andrea Filippini. Per il resto il calendario 20222023 ricalca quello della stagione precedente. Dunque, partenza ufficiale la terza domenica di settembre, niente giornate di preapertura, stop anche quest’anno alla caccia alla tortora, inizio della caccia al cinghiale a partire da metà ottobre. Sempre riguardo la caccia al cinghiale, in riferimento all’emergenza peste suina al momento nessuna novità c’è rispetto al ventilato prolungamento di due mesi del quale ha parlato a maggio il sottosegretario alla salute Andrea Costa. A settembre, le giornate di caccia oltre al 18 saranno quelle del 21, 24, 25 e 28; per la restante stagione, si potrà sparare per tre giorni alla settimana a scelta del cacciatore, fermo restando il "silenzio venatorio" fissato per martedì e venerdì.

Silvia Angelici