Commercio, l’inizio anno è già da incubo

Paura e contagi: bar e ristoranti sono in grossa difficoltà. Ne risente anche lo shopping che, nonostante i saldi, rimane un po’ al palo

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di Silvia Angelici

Scenario da incubo per turismo, commercio, pubblici esercizi, terziario in generale. La variante Omicron, con tutte le sue ripercussioni, anche psicologiche, sta di nuovo mettendo in ginocchio i comparti trainanti dell’economia nazionale e locale La paura e la scocciatura di prendersi il covid, con tutte le implicazioni che ne conseguono, svuota bar, ristoranti, alberghi, mezzi di trasporto. Ne risente anche lo shopping che, nonostante i saldi, rimane un po’ al palo.

Il Mio, Movimento italiano dell’ospitalità, snocciola numeri drammatici. E anche la Fipe Confcommercio dice che in Italia "hanno chiuso 20mila aziende, lo stesso numero del 2020 con il lockdown".

L’Umbria non sfugge a questa statistica. Le testimonianze di Maria Catia Rinchi e Carlo Guidi ne sono lo specchio. La prima gestisce un bar in piazza Bellucci (Stazione Sant’Anna), il secondo il Rettilario e il ristorante di Città della Domenica. "Che vuole che le dica - racconta Rinchi -. Pensi solo che parte della mia clientela è fatta di studenti e di impiegati... L’effetto smart working con migliaia di lavoratori di nuovo a casa e gli uffici semivuoti, le scuole aperte a singhiozzo, hanno ridotto una fetta consistente dei miei guadagni. Questo è". Stessa amara equazione per i ristoranti, anche se non si può parlare di lockdown, visto che tutti siamo liberi di uscire e di sederci al bar o nei locali, pur se con alcune regole da rispettare.

"E’ il primo anno nella lunghissima storia della Città della Domenica - osserva Guidi - che abbiamo dovuto annullare il cenone di Capodanno. Un disastro anche per il parco. Cancelli chiusi da due anni per Pasqua. Le spese corrono senza il corrispettivo degli ingressi. Per noi è stato micidiale, considerando che in quel periodo la struttura registra dalle 4mila alle 5 mila presenze".

Anche nelle agenzie di viaggio il quadro è drammatico. E’ preoccupato Federico Tagliolini, presidente regionale della Fiavet Confcommercio Umbria, l’organizzazione che rappresenta il settore.

"Abbiamo perso milioni di fatturato - dice - Da dicembre solo disdette e niente più prenotazioni. Le città si svuotano. Crolla l’incoming e l’outgoing. Le agenzie di viaggio sono in ginocchio, così pure gli alberghi e tutto l’indotto legato al turismo. Il 2021 si è chiuso con una valanga di disdette e il 2022 rischia di essere un altro anno nero con la cancellazione delle poche prenotazioni primaverili e la totale assenza di quelle nuove. Fenomeno che innesca un effetto moltiplicatore all’incontrario. Infatti con le rinunce se ne va tutto un pacchetto di servizi collegato alle prenotazioni: volo, eventuale noleggio di un mezzo, pernottamento, ingressi a musei e gallerie".

L’aumento dei contagi ha creato un clima di sfiducia che sta picchiando duro anche sul commercio. "Noi abbiamo un prodotto giovane e di tendenza - nota David Quimis di Base 12 - si vende molto bene. Ma Omicron ci sta mettendo lo zampino e rallenta la voglia di fare acquisti".