Aborto clandestino, scatta l’autopsia

La ventenne avrebbe spiegato di aver utilizzato farmaci per la gastrite. E’ indagata per interruzione volontaria di gravidanza

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Avrebbe assunto medicinali per la gastrite emoragica, al fine di abortire, acquistati in Marocco - e lì probabilmente prescritti da un medico - la ventenne marocchina indagata dalla procura di Perugia per interruzione volontaria di gravidanza, oltre i termini consentiti dalla legge. Il feto, posto sotto sequestro dal pubblico ministero Manuela Comodi, pesa circa 330 grammi e sarebbe dell’apparente età gestazionale di 5 mesi. Ma stamattina la procura affiderà l’incarico al dottor Massimo Lancia, medico legale dell’Istituto di Perugia e alla tossicologa Paola Melai per verificare le cause dell’aborto, l’epoca della gestazione e anche quali sostanze farmacologiche la donna abbia assunto.

La ventenne - assistita dall’avvocato Roberto Rossi - avrebbe spiegato nel corso di spontanee dichiarazioni alla polizia di aver trascorso il lockdown in Marocco, insieme al marito rimasto poi a vivere in Africa di non avere un lavoro ed essere già seguita dai servizi sociali. La ventenne era arrivata in ospedale a Umbertide con un’emorragia in corso e il feto, appena espulso nello zainetto che aveva con sè, insieme alla placenta. Era stata poi trasferita a Città di Castello e sottoposta ad un intervento chirurgico.

Il personale sanitario aveva allertato la polizia del commissariato di Città di Castello che sta conducendo le indagini per chiarire se ci siano altre responsabilità nell’aborto della ventenne oppure se è vero che eventuali ’colpevoli’ siano oltremare.

Eri.P. e Cris