MICHELE MANZOTTI
Cultura e spettacoli

"Chi ha paura del barocco?" parola di Soqquadro Italiano

Lo spettacolo per Monteverdi Tuscany raccontato dal cantante Vincenzo Capezzuto

Claudio Borgianni e Vincenzo Capezzuto di Soqquadro Italiano

Claudio Borgianni e Vincenzo Capezzuto di Soqquadro Italiano

Castiglioncello del Trinoro (Siena), 18 maggio 2019 - «Who’s afraid of baroque?» Ovvero: chi ha paura del barocco? Questo è il titolo dello spettacolo, il terzo della Monteverdi Concert Series 2019, curato dall’ensemble Soqquadro Italiano. L’appuntamento è sabato 18 maggio a Castiglioncello del Trinoro (Chiesa di Sant’Andrea, ore 19, ingresso libero, info 0578/268146, monteverdituscany.com) nel comune di Sarteano. Ne parliamo con il cantante Vincenzo Capezzuto, che con Claudio Borgianni ha ideato lo spettacolo.

Perché bisogna avere paura del barocco?

«Abbiamo giocato sul titolo dedicato a Virginia Woolf per fare una provocazione, un gioco. In realtà ci è capitato nel corso degli anni di incontrare persone con pregiudizi nei confronti della musica barocca: ovvero che fosse noiosa, vecchia e non aderente alla realtà. Secondo noi questo non è vero, in fondo dipende da come è fruita. Non c’è niente da aver paura perché è una musica divertentissima, che fa ridere, piangere ed emozionare».

Che autori avete deciso di affrontare? E’ un format che cambiate al suo interno di volta in volta?

«Il programma è sempre lo stesso con brani del Seicento insieme ad alcuni stralci della letteratura e della Commedia dell’arte: quindi reciterò anche alcune brani di questa in tutti i dialetti, dal siciliano al milanese. Gli autori che proponiamo sono Stradella, Rossi, Mazzocchi. Poi ci sarà musica popolare (ciaccone e passacaglie, villanelle napoletane), ma anche inediti che Borgianni ha tirato fuori dalle biblioteche come Occhi Belli (di autore anonimo), Speranze lusinghiere di Dominichetti che è un autore modenese e altri. Sarà una fotogafia del ’600 in Italia»

Come nasce il progetto Soqquadro Italiano?

«Nasce dall’incontro con Claudio Borgianni sette anni fam in uno spettacolo dove io cantavo e danzavo e lui curava la regia.  Il suo modo di lavorare mi convinceva perché era basato sulla curiosità e sulla rielaborazione. Anch’io tendo a non cristallizzarmi su un genere o su un repertorio. Vogliamo dare un punto di vista diverso con progetti che nascono dalla musica antica per poi prendere strade diverse. Le note rappresentano uno degli elementi, ma utilizziamo la danza e le parti visive, elettronica, strumenti antichi e moderni. Proponiamo brani dal 600 italiano fino a Schubert, ma anche a Mina. Tutti stili e generi che a noi piacciono e che rappresentano un'idea e non un fine»