Fatturati ancora in crescita. Le aziende di Top 500 generano ricchezza e nuovi investimenti

Il team dell’Università di Firenze coordinato dai professori Francesco Giunta e Laura Bini ha analizzato i bilanci delle prime 500 società per fatturato operanti nella provincia fiorentina. I ricavi crescono mediamente del 19%.

FIRENZE

"I risultati della ricerca sembrano indicare che le imprese Top 500 hanno saputo sfruttare i fattori congiunturali che hanno portato alla crescita del Pil a livello nazionale: la ripresa dei consumi ancora sotto la spinta dei risparmi imposti dalla pandemia, il Pnrr, ma anche gli incentivi pubblici ricevuti da alcuni settori (costruzioni in primis)". A spiegarlo, il professor Francesco Giunta, la professoressa Laura Bini e il loro team. "Le pressioni sui costi causate dai rincari dell’energia e da qualche difficoltà negli approvvigionamenti sembrano essere state gestite opportunamente, attraverso una revisione dei prezzi di vendita dove possibile, misure di contenimento dei consumi, nonché beneficiando degli interventi di sostegno pubblico. I risultati hanno portato a una considerevole crescita della redditività: fatto cento il capitale operativo investito nell’attività, il rendimento prodotto (Roa) mediamente dalle imprese Top 500 è stato del 6,3% a fronte di un valore del 4,9% del 2021".

Sotto il profilo finanziario, i bilanci delle imprese Top 500 non mostrano segnali di sofferenza. Il livello medio di capitalizzazione, ovvero l’ammontare delle risorse apportate dai soci rispetto al totale dei capitali investiti, è pari al 33%, indicando una buona solidità, peraltro superiore al 2021 (32%). "Su questo risultato – spiegano docenti e ricercatori – potrebbe aver inciso l’inasprimento delle condizioni di credito, che ha determinato una crescita dei tassi di interesse e una minore disponibilità di accesso ai finanziamenti. La minor convenienza del credito potrebbe aver spinto le imprese a preferire il capitale proprio rispetto all’indebitamento per finanziare gli investimenti. Il profilo finanziario delle imprese Top 500 appare positivo anche per la capacità di generare ricchezza sufficiente per ripagare i debiti contratti. L’indice di copertura degli oneri finanziari per il 2022 è pari a 22, in linea con l’anno precedente".

Le imprese Top 500 sono state poi suddivise tra grandi, medie e piccole, seguendo i criteri definiti dall’Unione Europea basati su fatturato, totale investimenti e dipendenti. Seguendo questa classificazione, il campione si compone di 161 imprese grandi, 309 medie e 30 piccole. Rispetto al 2021, risulta aumentata l’incidenza delle grandi, che passano dal 28% al 32%, mentre si mantiene pari al 62% quella delle medie.

"Il confronto indica prestazioni allineate per imprese grandi e medie, con valori di crescita del fatturato per le prime pari mediamente al 18,2% (22% nel 2021) contro il 18,5% delle medie (23% nel 2021) e valori di ricchezza lorda (Ebitda/Ricavi) che vedono prevalere le medie con un valore del 9,2% (7,9% nel 2021) rispetto al 7,8% delle grandi (7,6% nel 2021). Per contro, le piccole presentano tassi di crescita più elevati, mediamente pari al 27% (18% nel 2021), ma una marginalità inferiore, con un indice Ebitda/Ricavi fermo al 4,2%. Nonostante le grandi e medie spuntino margini sulle vendite superiori, sono le piccole a mostrare maggior redditività, con un rendimento pari al 9,8% (7,8% nel 2021) contro il 6,8% delle medie (4,8% nel 2021) e il 4,8% delle grandi (4,7% nel 2021). Guardando agli aspetti finanziari, le medie hanno livelli di capitalizzazione più elevati, mediamente pari al 35% (22% nel 2021), seguite dalle grandi con 34% (32% nel 2021) e dalle piccole con 23% (32% nel 2021)".

Il campione Top 500 ricomprende infine attività di natura diversa. Guardando ai sette settori più rappresentativi in termini di fatturato (circa il 74% del totale), nel 2022 si individuano: macchinari, macchine e apparecchiature (14,2% del fatturato totale); farmaceutico e sanità (13,8%); automotive e trasporti con il 10,3%; calzatura, tessile e abbigliamento con il 9,9%; elettronica e informatica con il 9,6%; commercio al dettaglio (8,4%) e utilities (7,9%). Ad aver registrato la migliori performance di crescita, il settore macchinari, macchine e apparecchiature con una media superiore al 23%, seguito da elettronica e informatica e calzatura, tessile e abbigliamento (19%). "Sono due tra questi settori manifatturieri a mostrare complessivamente le prestazioni migliori nel campione – spiega lo studio - riuscendo a coniugare una crescita di quasi un quinto del fatturato, con una redditività che si attesta su livelli di oltre due punti superiore rispetto alla media del campione".

Lisa Ciardi