Quel ragazzo della Via Paal Un genio che incantò Visconti

Al Maggio torna solo tre volte in trent’anni. L’indimenticabile “Lupa“ di Verga alla Pergola con Anna Magnani

Quel ragazzo della Via Paal   Un genio che incantò  Visconti

Quel ragazzo della Via Paal Un genio che incantò Visconti

di Luciano Alberti *

Al 1946 risale l’inizio della mia amicizia con Franco. Recitavamo entrambi nella versione radiofonica dei Ragazzi della Via Paal, dall’allora celebre romanzo di Ferenc Molnar (la regia era di Gianni Giannatonio).

La sede di Radio Firenze era il “palazzo dalle cento finestre” in Piazza Santa Maria Maggiore. La cronologia ufficiale di Franco ignora questi Ragazzi della Via Paal, ma io li ricordo bene: lui era il capo di quella piccola banda di amici, Boka; io ero Gereb, il traditore.

Dalla Fondazione Zeffirelli mi giunge una foto di gruppo dell’indimenticabile trasmissione; in essa, io mi ritrovo con i miei pantaloni corti e Franco con un’aria birbona che mi fa tornare alla mente quanto – al tempo – mi faceva sgranare gli occhi con i suoi comportamenti spavaldi e impertinenti.

Ancora: a Radio Firenze (altra circostanza taciuta dalla cronologia ufficiale) Franco fu Renzo nella versione dei Promessi sposi. Era quella l’eroica stagione di Radio Firenze e della sua compagnia di prosa. La cronologia zeffirelliana, a partire da quel medesimo 1946 registra il coinvolgimento del Nostro nelle prestigiose spire del sodalizio con Luchino Visconti.

Dopo aver iniziato nelle veste di attore, va considerato una promozione l’affidamento dell’allestimento scenico di Rosalinda o Come vi piace di Shakespeare, per le cui scene e per i cui costumi Luchino aveva coinvolto Salvador Dalì. Infatti è da questo allestimento che prende inizio la straordinaria carriera di Franco scenografo. Rosalinda era del 1948; l’anno seguente, a conclusione di quel Maggio Musicale, va in scena in Boboli Troilo e Cressida: ancora uno Shakespeare; e uno Shakespeare raro. Io c’ero. Ricordo di averci trascinato mia madre: tanto mi sembrava imperdibile quello spettacolo.

A Firenze, al Maggio, Zeffirelli torna solo altre tre volte in circa trent’anni (dal 1949): vi torna a dar vita nell’anfiteatro di Boboli alla grande festa medicea dell’Euridice del Peri, con i costumi sublimemente pontormiani di Piero Tosi; poi, alla Pergola, con La Lupa di Giovanni Verga: solarità mediterranea e tragicità cupa per un’Anna Magnani indimenticabile, tutta in pianissimo. E infine vi ritorna – con me direttore artistico – nel dicembre del 1984, a segnare il mio commiato dal Teatro Comunale, dopo tanti anni, con La Traviata, per la direzione di Carlos Kleiber e il trepido esordio di Cecilia Gasdia quale Violetta.

Cecilia mi ha ricordato un giorno la folgorazione che fu per lei la telefonata con cui io la impegnavo. Cecilia – le dissi – tre cose: La Traviata, Kleiber, Zeffirelli. In quei mesi si proiettava sugli schermi il film-opera La Traviata, che Franco aveva girato con Teresa Stratas e Placido Domingo. Carlos Kleiber lo aveva visto e mi inviò una lettera nella quale individuava undici errori che erano sfuggiti a Zeffirelli e che lui avrebbe gradito fossero evitati nella messinscena fiorentina. A Kleiber risposi tranquillizzandolo: Zeffirelli regista di teatro (e, soprattutto, di teatro d’opera) era il miglior Zeffirelli. Sapevo di avere pienamente ragione.

* Ex direttore artistico

del teatro del Maggio