L’antica leggenda svelata. Macina perduta nell’Ottocento riemerge nei boschi di Tendola

Estratta e lavorata in una cava del Monte Nebbione, precipitò in un dirupo durante il trasporto. Trovata per caso da Mario Mariani: "Ora verrà esposta in paese, omaggio alle professioni del passato".

L’antica leggenda svelata. Macina perduta nell’Ottocento riemerge nei boschi di Tendola

L’antica leggenda svelata. Macina perduta nell’Ottocento riemerge nei boschi di Tendola

E’ riemersa dalle nebbie del passato l’antica macina, che da sempre era ritenuta perduta e la cui storia e leggenda è stata tramandata da generazioni. Questa macina di pietra, estratta e lavorata in una cava nel versante del Monte Nebbione, durante il suo trasporto fino al ’Mulino di Tendola’ dall’altra parte della vallata, sfuggì al controllo degli addetti precipitando nel dirupo: nonostante incessanti ricerche, non fu ritrovata. Le testimonianze orali, datano il fatto attorno al 1850 e comunque prima dall’Unità d’Italia. Ma ora, oltre un secolo e mezzo dopo, la macina è stata ritrovata, coperta da muschio e vegetazione, impiantata nelle profondità di uno scosceso canale.

"Sono stato attirato dalle forme rotondeggianti di una sagoma, qualcosa di strano di cui si notava la figura, impressa nella sponda sinistra del canale dei Certei. Mi sono avvicinato a quell’oggetto coperto di muschio e vitalba – racconta Mario Mariani, appassionato di storia locale e presidente della Società di Mutuo Soccorso di Tendola – e ho scoperto che al centro esisteva un foro. Mi sono dato da fare per liberare quel reperto e ho scoperto che era una macina. "Mio nonno Paolino fin da bambino mi parlava di quanto a sua volta gli era stato raccontato da suo nonno in merito a questa macina in ’pietra serena’, ruzzolata a valle chissà dove". Una storia che si pensava leggenda e invece è vera. "Di scritto non si è mai trovato nulla ma le generazioni precedenti – spiega Mariani – ci hanno sempre tramandato l’accaduto: una macina in pietra serena che doveva essere portata sotto Tendola, dalla parte opposta della valle, fino al ’Mulino di Tebaldo’ di proprietà dei Nutelli, dove si macinavano le castagne per averne la farina. A mezza costa del Monte Nebbione, dato il peso, sfuggì a chi la stava trasportando fin dall’altra parte della collina, al mulino lungo il fiume dove il torrente Pesciola riceve le acque del canale della Tortighia e dove ancora sono i ruderi dell’antica struttura. Sembra che la macina, tutta un blocco, fosse spessa almeno 10 centimetri e del peso di qualche quintale, trainata da un asino e tenuta in piedi da più persone ai lati opposti con una stanga di legno infilata nel foro centrale. Sicuramente quando nella mulattiera è iniziata la discesa, magari complice qualche sobbalzo, la forza del peso ha vinto la resistenza dei lavoranti e la macina è precipitata a valle. Sarà portata via con un mezzo meccanico fino a Tendola nella piazzetta sopra la chiesa. La lasceremo in mostra in onore alle professioni del passato".

Roberto Oligeri