
La presentazione del Drappellone con l'artista Coenegracht (Foto Dipietro)
Siena, 11 agosto 2016 - «Un Palio fatto con la mia anima (si mette la mano sul cuore, ndr). E’ stato un sogno e una sorpresa poterlo dipingere, da quasi 30 anni vengo a Siena. Spero che la Contrada che lo vincerà saprà apprezzarlo».
L’italiano di Jean Claude Coenegracht è innestato di francese. La voce ferma quando saluta la città dopo l’applauso alla sua seta leggera e delicata, stile Liberty che trasuda dalla leggerezza delle donne e dei loro movimenti. Non legge l’intervento, va a braccio mentre la moglie lo guarda emozionata, insieme alla figlia con il genero e i tre splendidi nipoti, seduti subito dietro le autorità. «Una storia così ti accade una volta nella vita», dice Coenegracht bevendo un sorso d’acqua.
«Una presentazione (FOTO) del genere del mio lavoro è speciale», aggiunge quando si chiede se attendeva che andasse così. Il momento più emozionante? «Qui! Quando il Palio è arrivato e lo hanno mostrato al pubblico. Soddisfatto degli applausi? Je pense... oui...». Hanno colpito i colori e le foglie. «Per me il Palio d’agosto è quello che apre le porte all’inverno, l’ultimo della stagione. Ho messo le foglie perchè la festa della Contrada che lo vincerà si svolgerà ad ottobre, quando appunto cadono».
Come definirebbe la sua opera? «Ho dipinto un Palio dolce. Avevo due possibilità: fare per le donne una cosa molto lieve, com’è stato, oppure una molto dura perché nel mondo è molto difficile vivere per loro. In alcune parti vengono considerate meno di un cane. Ma la vostra Festa per me è una cosa speciale, non tanto il cavallo e la vittoria. Piuttosto la socialità in Contrada: mangiare insieme, festeggiare. Una comunità...»
Cosa l’ha colpita di Siena? «Amo la città a primavera e in autunno perché, come a Praga, l’altro luogo che adoro, c’è la nebbia. Infatti nel mio Palio la città (‘collocata su una falce di luna nelle eleganti tonalità dell’azzurro’, spiega Elisabetta Cioni, storica dell’arte, illustrando l’opera, ndr) è avvolta un po’ nella nebbia. E nel mistero...». Lei ha riportato sulla seta il Sator, il quadrato magico che si trova nella parete del Duomo che guarda il palazzo arcivescovile. «Solo perché il Drappellone starà per giorni al Duomo...» Le piace il mistero? «No! Io sono un mistero (scherza, ndr) per me stesso e per la mia signora». Una dedica alle donne? «Volentieri, la faccio forte perchè non hanno molti problemi a Siena ma nel mondo tanti...». Tutti, a caldo, hanno detto che il suo Palio evoca il Bruco. «Non lo so, si vedrà come va il 16!».
Il volto della Madonna è molto umano. «Sta riflettendo su ciò che accade nel mondo, al limite della tristezza. Una Vergine che un pochino soffre perché si rende conto di quello che accade in basso (sulla terra, ndr)». Palio lieve, ha ragione Coenegracht. Come a voler trovare uno spiraglio di luce in questa realtà così dura. Tema che l’artista sente molto. Leggeri i motivi floreali con rami di rose. Con le foglie di questo fiore decora anche i lunghi capelli della Vergine che ha il volto levigato «prezioso e assorto di una Madonna di Rogier van der Weyden», pennella Elisabetta Cioni.
Sfoggia collana e pendenti di perle che impreziosiscono il suo velo bianco sfumato di azzurro e verde acqua. Il cavallo non è in questo Palio predominante. Il profilo dell’animale, delineato di bianco, è minuscolo, sopra gli stemmi delle Contrade «in procinto di arrivare al bandierino in uno sforzo conclusivo – spiega Elisabetta Cioni – come si intuisce dalla criniera mossa e dalle narici aperte».