Sergio Carpanesi, grande profeta in patria. Risvegliò la passione dopo anni tristissimi

Nella stagione 1985-86 conquistò la promozione all’ultimo tuffo, in uno stadio oltre la sua capienza, nello scontro diretto con la Pistoiese

Se siamo a scrivere questo speciale, se in tanti ogni week-end hanno ancora a cuore lo Spezia, se abbiamo visto la serie A, un bel po’ di merito lo ha Sergio Carpanesi, uno spezzino atipico, uno dei pochissimi che ha saputo essere profeta in patria, risvegliando la passione dopo anni tristissimi, nei quali i pochi che si avventuravano al Picco erano soggetti a grandi prese in giro da parenti e amici. Brillante ex calciatore di serie A, mai passato per lo Spezia nemmeno da ragazzo, quando fu convocato dal presidente Pietro Rossetto per guidare la squadra della stagione 198586 fu invitato semplicemente a scegliere il meglio, senza badare a spese per allestire un team vincente, in grado di salire in C1. Lui, da uomo di calcio, eseguì con sapienza, Rossetto pagò senza battere ciglio. La squadra iniziò alla grande, ma dopo poche giornate, puntuale, il patatrac: i giocatori erano stati pagati con assegni scoperti i quali, arrivati all’incasso, avevano fatto deflagrare lo scandalo. Rossetto finì in galera, i giocatori furono dichiarati liberi di accasarsi altrove. Il capolavoro di Carpanesi e di un altro grande spezzino come Sergio Curletto fu quello di convincere quasi tutti, tranne il bomber Pitino, a rimanere. Da quel momento si andò avanti con gli incassi, fortunatamente generosi, e con sottoscrizioni di vario tipo.

La squadra disputò una delle annate più memorabili della storia della società e conquistò la promozione all’ultimo tuffo, domenica 1° giugno 1986, in uno stadio molto, ma molto oltre la sua capienza, nello scontro diretto con la Pistoiese. Una partita da infarti, con i toscani avanti due volte con Pinelli, recuperati due volte da Telesio e Ferretti. Un pareggio che garantì il secondo posto e fece esplodere una festa immensa, guastata però dal fallimento della società. Mimmo Mastropasqua, nuovo proprietario molto mal consigliato, non confermò il tecnico e scelse Ventura.

Ma fu un esilio di pochi mesi: ritornato a furor di popolo, il buon Sergio condusse la squadra per altri tre campionati che la videro crescere costantemente, arrivando a un passo dalla B. In quel giugno 1989 l’incantesimo fu spezzato da una perfida Lucchese, ma la missione di Carpanesi, che non riuscì a ripetersi l’anno dopo, poteva dirsi compiuta: aver rinsaldato un legame di ferro tra città e squadra, per cui oggi molti spezzini dicono fieri: “Tifo solo Spezia”.

Mirco Giorgi