SAVERIO BARGAGNA
Calcio

Il presidente Marani "Basta luoghi comuni Così cambiamo il calcio"

Dalla mutualità agli incentivi per i giovani italiani, passando per l’accordo con Sky "Una Serie C sana per un intero sistema sostenibile: noi facciamo la nostra parte".

Il presidente Marani  "Basta luoghi comuni  Così cambiamo il calcio"

Il presidente Marani "Basta luoghi comuni Così cambiamo il calcio"

di Saverio Bargagna

Matteo Marani, presidente della Lega Pro, finalmente torna a parlare il campo. Questo sarà il suo primo vero campionato vissuto interamente da presidente...

"Lo ammetto, c’è un po’ di emozione. Sono stato eletto a febbraio e ho avuto la fortuna e il privilegio di partecipare e godere di playoff bellissimi. Premiare le squadre promosse è stato esaltante. E non soltanto per me...".

In che senso?

"La Serie C è un campionato che coinvolge l’Italia intera. Stadi esauriti, ma anche record di ascolti in televisione. Abbiamo avuto il 10% di share nel corso della finale. E adesso con la grande novità di Sky facciamo un ulteriore passo avanti".

Un accordo strategico?

"Sì, di una portata storica. Per la prima volta la Serie C sarà sulla piattaforma Sky e su Now. Motivo di orgoglio, ma anche di soddisfazione: il campionato sarà ancora più visibile. Ma c’è anche di più".

Che cosa?

"Ciò che ha convinto i club a scegliere l’offerta di Sky è stata la capacità di questa azienda di valorizzare il prodotto. Sky ha rilanciato la Serie B, il calcio femminile e altri importanti sport. Farà lo stesso con la Serie C. E’ un moltiplicatore di valore".

Che campionato si attende?

"Combattuto e molto atteso. Vi sono tante società ambiziose con piazze importanti".

Se le chiedo di rivolgere una attenzione particolare al girone B?

"Beh, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Perugia, Spal, Carrarese, Cesena, Ancona: tante realtà importanti che puntano in alto. E poi c’è la Juventus Next Generation. Il presidente di un club pochi giorni fa si è sfogato con me: ‘Questo girone è troppo difficile’. Io ho risposto: ‘Ti capisco, ma ne sono contento. Ci sarà da vederne delle belle fino alla fine’".

Purtroppo, però, ancora una volta sono state necessarie settimane per stabilire l’ordine delle squadre ai nastri di partenza...

"Un vizio tipicamente italiano. Un vizio insopportabile e difficile da spiegare all’estero. Ma se le famiglie ricorrono alle aule di tribunale per la bocciatura del figlio, che cosa possiamo aspettarci di diverso? Per fortuna, quest’anno, l’estate della Serie C è stata meno ‘tormentata’ e siamo stati meri spettatori di ciò che sta avvenendo in Serie B. Abbiamo avuto soltanto due defezioni: il Pordenone e il Siena. E sa perché?".

Prego.

"Iniziamo ad abbattere i luoghi comuni: ‘La Serie C non ha regole’. Ecco, non è affatto vero. Anzi, i club si sono dati misure stringenti, si sono imposti controlli ferrei e i risultati sono lampanti".

Certo resta sempre il problema della distribuzione delle risorse. Una mutualità che penalizza le società di Serie C.

"Cominciamo col dire che bisogna tornare a pensare il sistema-calcio nell’insieme e non per categoria. So che può sembrare strano, ma è così: se la Serie D e la Serie C sono sane, anche la Serie B lo sarà e perfino la Serie A. Se ognuno all’interesse del proprio cortile e non all’intero movimento commette un errore gravissimo. Vi sono stati anni...".

Che cosa?

"Che tutte le colpe del calcio italiano sono state affibbiate sulle spalle della Serie C. Ma non è certo la nostra la categoria quella più indebitata. E comunque, ribadisco, è stato compiuto un corposo lavoro di autoregolamentazione. Un lavoro faticoso, ma anche un bagno di realismo che altre realtà nostrane, diciamo così, non hanno fatto".

Ridurre il numero delle squadre partecipanti può aiutare il sistema?

"Siamo pronti a discutere qualsiasi soluzione. Ma la Serie C produce 60 milioni di debiti l’anno, la Serie A un miliardo. Quindi siamo certi che ridurre il numero di squadre di Serie C sia la soluzione? Basta, con i luoghi comuni. Bisogna ricostruire la filiera del calcio italiano partendo da altri presupposti".

Per esempio?

"La Serie C deve tornare ad essere il serbatoio della Serie B e della Serie A per i giovani calciatori italiani. Vi sono troppi calciatori stranieri non solo nelle squadre di massima categoria, ma perfino nei campionati Primavera. Il patrimonio del calcio italiano, invece, risiede in Serie C. Da qui sono passati grandissimi che hanno fatto la storia dello sport: Zola, Baggio, Riva".

Il metodo degli incentivi per i club che fanno giocare i giovani funziona?

"Sì, e lo abbiamo implementato arrivando a offrire il +200% per ogni minuto giocato dai ragazzi. Gianfranco Zola si sta impegnando tantissimo in questo progetto. Però non possiamo essere da soli in questa battaglia. Se lo Stato emana una legge sulla fine del vincolo, allora tutto diventa inutile. Bisogna che le società tornino ad investire sul settore giovanile e che ciò sia sostenibile".

In Serie C le condizioni di molti stadi è precaria. Anche questo è un gap da colmare.

"Anche questo è un problema ‘italiano’. Da noi è complesso costruire perfino una strada o un ponte. Gli stadi della Serie C, mediamente, hanno 50 anni di anzianità. Noi possiamo garantire il rispetto delle norme di sicurezza. Andare oltre è un processo complicato...".

Un calcio italiano che ha bisogno del cambio passo. Eppure il nostro C.t. Mancini se ne va in Arabia. Come fare a crederci?

"Non commento mai le scelte altrui e mi piace guardare avanti. Sono certo che Luciano Spalletti, che ha appena vinto uno Scudetto, sia la persona giusta per il bene della Nazionale".