Scimone: "Con la Robur anni intensi Grazie ai tifosi. Futuro? Non so niente"

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di Angela Gorellini

Un punto fermo. Un punto di riferimento. Una grande professionalità, una grande disponibilità, la capacità di stemprare la tensione con una battuta. Antonino, Nino, Scimone (nella foto), è arrivato a Siena due anni fa, dopo l’esperienza alla Reggina, squadra della sua città, durata 8 anni, e quella al Catanzaro, di 1 anno. Prima di entrare nel mondo del calcio è stato informatore scientifico (è laureato in Farmacia), ma la passione per il pallone è stata troppo più forte. Per fortuna, anche, della Robur.

Le sue due stagioni in bianconero?

"Intense, tribolate, sotto tanti punti di vista: prima il Covid, poi tutti gli avvicendamenti sia manageriali che tecnici. Quando cambi tanto non è facile raddrizzare la barca in movimento. Ma anche affascinanti, importanti, che mi hanno fatto crescere. Siena è una piazza blasonata, in cui senti forte la responsabilità di come ti muovi e agisci. Non puoi lasciare niente di intentato. Ho sempre detto: ‘Ogni cosa che fai devi farla da Siena’".

Il team manager è il collante tra la squadra e la società…

"Il fascino del mio ruolo è anche questo. Sono un po’ il punto di riferimento per tutti, colui che deve dare risposte, certezze. E serenità: anche queste cose, alla fine, portano punti. Spero di esserci riuscito. Sì, a volte mi sono preso anche gli sfoghi di dirigenti o allenatori, o la confessione di qualche giocatore, qualcuno l’ho aiutato nel privato. Sono i miei compiti".

Il suo momento più bello e quello più brutto?

"La vittoria di Pontedera, con la zampata di Ardemagni che ha regalato la salvezza matematica. Ci siamo tolti un peso fastidioso; la permanenza in categoria un dovere che avevamo, ma non era per niente scontato. Il più brutto beh… Dal Covid, il primo anno, con diversi tesserati positivi, agli esoneri che ci sono stati: brutto dover salutare persone con cui avevi stretto un legame".

E’ riuscito a farsi apprezzare da tutti, tesserati, collaboratori, stampa, tifosi: quale il segreto?

"Non credo di meritare così tanto, ma mi fa piacere… Mi sono sempre comportato con professionalità, serietà, correttezza e disponibilità. Poi sono un meridionale, per carattere lego un po’ con tutti… Nei momenti più duri ci ho messo tutto me stesso. Ho anche avuto la fortuna di lavorare con un gruppo di professionisti seri e, ancor prima, uomini veri. E menomale, perché altrimenti potevamo finire nelle sabbie mobili. I tifosi non finirò mai di ringraziarli".

Qualche aneddoto divertente?

"Beh, in assoluto gli scherzi a Ezio (il massaggiatore Targi ndr) che hanno alleggerito giornate pesanti. Non so quante volte gli è stato nascosto il motorino, e lui a cercarlo…".

E’ in scadenza: rimarrà in bianconero?

"Non so nulla, nessuno mi ha detto nulla. Anche io devo capire cosa mi riserverà il futuro".