ANGELA GORELLINI
Sport

Museo Robur, prezioso regalo alla città. Natili: "Ci abbiamo messo la passione"

E’ un "regalo alla Siena bianconera, alla città", Museo Robur. Uno scrigno che contiene immagini di tifo, partite, personaggi, documenti...

E’ un "regalo alla Siena bianconera, alla città", Museo Robur. Uno scrigno che contiene immagini di tifo, partite, personaggi, documenti...

E’ un "regalo alla Siena bianconera, alla città", Museo Robur. Uno scrigno che contiene immagini di tifo, partite, personaggi, documenti...

E’ un "regalo alla Siena bianconera, alla città", Museo Robur. Uno scrigno che contiene immagini di tifo, partite, personaggi, documenti e storie di una storia più grande, lunga oltre 120 primavere. Gemme preziose, testimoni di un ‘gioco’ che si è trasformato negli anni, simboli della malinconia di un tempo andato e della speranza di un futuro raggiante. Una ‘collezione’, Museo Robur, realizzata dal Siena Club Fedelissimi, che ha attinto a piene mani dall’immenso archivio dello storico Nicola Natili (nella foto), appassionato tifoso bianconero, direttore del Fedelissimo on line, custode della memoria del Siena Calcio.

Natili, a che punto è Museo Robur?

"Per la raccolta del materiale, buono. Nella fotogallery sono state da poco inserite le stagioni dal 2009 al 2012, come sempre ricche di foto, documenti. E memorabilia, cimeli bellissimi, particolari e anche sconosciuti, che ci sono arrivati dal patrimonio di Alfio Pistolesi, segretario storico del Siena, colui che ha scelto la divisa e lo stemma della Robur, ispirandosi alla Juventus, allora modello da seguire. La famiglia di Alfio ha deciso di donarci il materiale del suo archivio, non posso che ringraziarla. Come ringrazio Lorenzo Mulinacci e Mario Lisi che, come dei ‘manovali’, stanno dando alla causa una mano preziosissima. E grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto e continueranno a farlo".

Avete ricevuto consensi?

"Assolutamente sì e questo ci ripaga di tutti gli sforzi compiuti, anche economici. Stiamo parlando di un progetto la cui realizzazione è stata dispendiosa. Ma lo abbiamo fatto con passione: un piacere che tanti tifosi si rivedano nelle foto, che gli ex tesserati si congratulino, che i sostenitori più giovani si facciano un’idea di quello che era il calcio a Siena, cos’era il tifo a Siena".

Cos’erano?

"Sfogliando le vecchie foto non nego che mi sia spesso commosso, che mi abbia preso la malinconia. Il calcio è inevitabilmente cambiato: un tempo i giocatori erano vicini ai tifosi, vivevano con i tifosi, si vestivano ‘in borghese’, come loro; prima delle patite, per esempio, uscivano dal Chiusarelli, dove andavano in ritiro, e facevano una passeggiata per il Corso… C’era un attaccamento diverso. Lo dimostrano anche i numeri: in passato si festeggiavano le 100 presenze di un giocatore in un club, oggi siamo sulle 30… Il calcio era della gente. A Siena, poi, la tifoseria ha risentito tanto delle vicende societarie che l’hanno investita, inevitabilmente. Scarseggiano i giovani e siamo portati a vivere di ricordi".

Tornando al presente: cosa pensa della proprietà svedese?

"Non riesco a dare un giudizio, perché il gruppo ha importato a Siena un modo di fare calcio che non conosciamo. Apprezzabile tutta l’attenzione che mettono nel giovanile e nel femminile. Poi nel calcio sono sempre i risultati che contano. E la speranza è che la Robur, dopo la scorsa stagione, la peggiore degli ultimi anni, possa non dico vincere il campionato, ma farsi valere. Innegabile però l’impegno che il gruppo svedese ci ha messo fino a oggi".

Angela Gorellini

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