E’ scomparso ‘Dado’ Lombardi Portò la Mens Sana in Serie A1

Il ricordo di Maurizio Lasi: "In campo era molto ‘intenso’ fuori di una simpatia unica. Con lui tre anni molto belli"

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Il mondo del basket piange la scomparsa di Gianfranco ‘Dado’ Lombardi, ex allenatore tra le altre di Mens Sana e Virtus: la prima dal 1989 al 1992, la seconda nelle ultime sette partite, più i play-off, del 992000 e le prime sei di quella successiva. Lombardi si è spento nella notte tra giovedì e venerdì nella sua abitazione di Cocquio Trevisago, in provincia di Varese. Aveva 79 anni, ne avrebbe compiuti ottanta il prossimo 20 marzo. Da giocatore era stato per due volte miglior marcatore della serie A con la maglia della Virtus Bologna, nonché portacolori azzurro per tre Olimpiadi, quelle di Roma, Tokyo e Città del Messico, due Mondiali (Brasile e Uruguay) e due europei (Turchia e Russia).

Poi aveva intrapreso la carriera di allenatore, portando la Sebastiani Rieti alla semifinale di Coppa Korac nel 1975 e ottenendo cinque promozioni dalla A2 alla A1. Tra queste, anche quella del 1991 con la Mens Sana: era la seconda consecutiva, perché seguiva a ruota il salto dalla B alla A2 effettuato l’anno precedente nella finale contro Imola. Uno dei bienni più belli della storia biancoverde, col grande entusiasmo genuino che si respirava attorno a quella squadra.

Sul parquet, a guidare quel gruppo, c’era Maurizio Lasi, ora responsabile del settore giovanile Virtus, che lo ha ricordato così: "Con Dado abbiamo vissuto un momento particolare insieme, il ritorno nella grande serie, il palazzetto stracolmo, una città che si è unita totalmente alla squadra e ad un allenatore che era molto caratteristico. In campo era molto ‘intenso’, anche nel modo di relazionarsi, fuori del campo era di una simpatia unica. Era carismatico. Sono stati tre anni intensi ma molto belli, non ci siamo annoiati per niente. Ci sarebbero tanti aneddoti da raccontare. Ricordo una volta che chiamò timeout, poi si mise a sedere e mi disse ‘fai te il timeout, tanto poi in campo fai come ti pare’. Oppure le cene del venerdì nello stesso posto, rituale scaramantico ma anche molto interessante da un punto di vista culinario. Non posso che ricordarlo con tanto piacere. Ha saputo tirare fuori da me il meglio, lui e Alberto Bucci sono i due allenatori che mi hanno valorizzato di più. Hanno incanalato le mie qualità".

Stefano Salvadori