Zanardi, la verità il 26 maggio Il giudice decide sull’incidente

Fissata l’udienza dopo l’opposizione presentata dai familiari del campione all’archiviazione della procura. Non è da escludere che vengano richiesti ulteriori accertamenti sulla manovra effettuata dall’autista

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di Laura Valdesi

Nessuna colpa del tir condotto da un 44enne di Castelnuovo Berardenga oppure, come sostengono i legali della famiglia di Alex Zanardi, quest’ultimo ha responsabilità nell’incidente del 19 giugno scorso? La battaglia in aula si consumerà il 26 maggio davanti al gip Ilaria Cornetti. Questa la data scelta dal giudice a seguito dell’opposizione all’archiviazione sul caso Zanardi chiesta dal pm Serena Menicucci.

Il campione paralimpico, come si ricorderà, si era scontrato contro il Tir Iveco condotto da Marco Ciacci, unico indagato per lesioni colpose gravissime, sulla Sp 19 che da Pienza conduce a San Quirico d’Orcia, nell’ambito della Staffetta tricolore. Il braccio di ferro si è incentrato da subito – e succederà anche il 26 maggio – sulla perizia del consulente del pm, l’ingegner Dario Vangi dell’Università di Firenze che si è occupato anche della strage di Viareggio e del caso della morte di Franco Ballerini. In particolare la lente viene posta sulla posizione del camion al momento in cui è avvenuto l’impatto con Zanardi. Secondo la procura "non ha avuto efficacia causale la posizione dell’autoarticolato sulla carreggiata e in particolare la circostanza che poco prima dell’impatto, nell’affrontare la curva a sinistra, Ciacci si fosse spostato più vicino alla linea di mezzeria, calpestandola per metà con le ruote anteriori sinistre e oltrepassandola di pochi centimetri con quelle posteriori; con conseguente esclusione della responsabilità penale colposa in capo all’indagato". Uno sconfinamento che sarebbe risultato "inferiore a 40 centimetri" e "minimo stante il tipo di mezzo e la strada percorsa". Di tutt’altro avviso il legale della famiglia del campione, l’avvocato Carlo Covi, e il suo tecnico l’ingegner Giorgio Cavallin. Che si soffermano proprio su quell’aver superato di poco la mezzeria. Serve insomma chiarezza in via definitiva, indispensabile da un lato per il camionista che ha trascorso mesi terribili, altrettanto per Alex Zanardi che dopo ripetuti interventi chirurgici continua, a piccoli passi e con tenacia, a combattere la nuova battaglia.

Non è da escludere che in occasione dell’udienza vengano chiesti da parte del legale della famiglia ulteriori accertamenti sulla manovra effettuata dal camionista. Che, secondo la procura, avrebbe "viaggiato a velocità moderata e comunque ampiamente al di sotto del limite di velocità previsto su quel tratto di strada". Inoltre "reagiva prontamente alla vista del ciclista mettendo in atto una manovra di emergenza per allontanarsi dalla linea di mezzeria e cercare di evitare l’impatto con la handbike".

"Ribadisco quanto già scritto nella relazione – aveva dichiarato ieri a La Nazione il consulente del camionista, l’ingegner Mattia Strangi – che l’eventuale quanto modesta invasione di corsia da parte del conducente non ha un nesso causale con la perdita di controllo della handbike da parte di Zanardi. Aspettiamo con fiducia i tempi della giustizia".