
di Laura Valdesi
SIENA
Mancano pochi minuti alle 10. L’aula al primo piano del tribunale è ancora vuota. All’esterno solo tre persone: l’avvocato Carlo Covi con la moglie di Alex Zanardi, Daniela Manni. Salutano in modo cordiale il legale Massimiliano Arcioni di Grosseto, che difende il camionista alla guida del tir quel 19 giugno 2020, quando accadde l’incidente al campione paralimpico con la handbike, appena lasciata Pienza. Ma appena arriva il gip Ilaria Cornetti e si chiudono le porte dell’aula, inizia la battaglia legale fra le due parti. Che sostengono tesi opposte. La famiglia Zanardi dice no alla richiesta di archiviazione del pm Serena Menicucci, secondo cui Ciacci non ha responsabilità, chiedendo nuovi accertamenti tecnici sull’incidente oppure l’imputazione coatta del camionista in quanto il quadro delineato dall’inchiesta è nitido. E il giudice ha gli elementi per disporre il rinvio a giudizio per lesioni colpose gravissime di Marco Ciacci. La difesa di quest’ultimo – ieri l’imputato non era in tribunale – sposa invece la tesi della procura. E ribadisce che non è stato il suo comportamento al volante a causare l’incidente a seguito del quale l’ex pilota di Formula 1 ha riportato conseguenze molto serie. Tesi come detto distanti, quelle ribadite davanti al gip Cornetti. Basta un’ora per l’udienza dove a prendere la parola per primo è l’avvocato Covi. Poco più di quindici minuti, quindi tocca al pm Menicucci ribadire la posizione della procura e dunque la richiesta di archiviazione alla luce di accertamenti che sono stati condotti in maniera ampia e a seguito di un vaglio critico delle conclusioni del consulente, non sposate in maniera aprioristica. Il legale della famiglia Zanardi contesta quanto asserito nella relazione dall’ingegner Dario Vangi di Firenze con particolare riferimento al fatto "che l’aver superato di poco la mezzeria non ha provocato l’incidente. Zanardi lo vide arrivare e sterzò di colpo perché invase la corsia", sostiene invece l’avvocato Covi. E’ su questo aspetto che si consuma il braccio di ferro con il difensore del camionista che ribadisce tra l’altro come la manovra di sterzata a destra sia di qualche istante precedente la parziale occupazione della linea di mezzeria da parte del camion.
Al termine dell’udienza la moglie di Zanardi, insieme al proprio legale e a quello del camionista chiede di passare dal retro. Viene utilizzato l’ascensore di solito impiegato per portare in aula dal garage gli arrestati, lasciando Siena senza commenti sull’udienza a conclusione della quale il gip Cornetti si è riservata la decisione.
"Il processo non si vuole fare e allora spero di trovare procure ugualmente garantiste quando difendo gli imputati", commenta più tardi l’avvocato della famiglia Zanardi. "Chiediamo al giudice un’attenta valutazione, si faccia un processo per accertare i fatti. Se c’è una linea continua non si può invadere e ci sono le foto che che testimoniano che il camion ha invaso la linea con le ruote anteriori". Poi conclude: "Abbiamo massimo rispetto per il camionista, non chiediamo eccezioni alla regola ma auspichiamo un diritto perché se il conducente è innocente vuol dire che Zanardi è colpevole di essersi ribaltato. Siccome per me e per la sua famiglia è un grande uomo oltre che un gran pilota, chi glielo spiega che gli hanno dato la colpa quando tornerà al 100%? Se il camion non avesse invaso la corsia adesso Zanardi starebbe parlando con lei, non io".
"Riteniamo che la procura di Siena abbia approfondito ogni aspetto della dinamica che ha prodotto questo evento terribile, in ogni caso attendiamo al decisione del gip", si limita a sottolineare l’avvocato Arcioni.